Il presidente di Confindustria è convinto che i partiti stiano intralciando il percorso di riforme promesso da Draghi all’inizio del suo mandato. Per Bonomi è invece tempo di interventi fiscali coraggiosi, come ad esempio un deciso taglio del cuneo fiscale
“Stanno dando l’assalto alla diligenza com’è successo in tutte le manovre finanziarie precedenti, in cui ognuno di solito dà battaglia per la sua bandierina”
Non sembra avere grande fiducia nei partiti il presidente di Confindustria Carlo Bonomi, che ha rilasciato un’intervista al Corriere della Sera per esprimere un suo commento allla Legge di Bilancio di cui si sta discutendo all’interno della maggioranza di governo. Una manovra economica che Bonomi considera di fondamentale importanza per il nostro paese, perché può diventare “il primo mattone di un percorso diverso”. Il riferimento è naturalmente a questo principio di ripresa economica in cui sembra entrato il nostro paese dopo un anno difficilissimo, in cui l’emergenza sanitaria, oltre che a provocare migliaia e migliaia di morti, ha impoverito in modo estremo la popolazione.
Sul tema nella giornata di oggi è uscita un’intervista di Alfred Kammer, direttore del dipartimento europeo del Fondo Monetario Internazionale, in cui ha spiegato come a suo giudizio, la vaccinazione di massa sia l’unica soluzione possibile per non disperdere la ripresa economica del vecchio continente.
Per Bonomi i margini per “riavviare” la nostra economia ci sono tutti ma “la sensazione è che ancora oggi i partiti non abbiano capito che bisogna concentrare le risorse sulla crescita e sulla produttività”. Manca una visione d’insieme su come spendere le risorse, anche quelle che arriveranno dal Recovery Fund, anche perché “un partito dà battaglia per le pensioni, un altro per il reddito di cittadinanza, un terzo per qualcos’altro ancora”.
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Il Presidente di Confindustria non nasconde il timore che alla fine al premier Draghi, non venga permesso di fare ciò che invece ha sempre annunciato dall’inizio del suo mandato: “Un grande intervento coraggioso sul cuneo fiscale. L’Ocse ci sta dicendo che abbiamo il quinto livello più alto di oneri contributivi tra i Paesi avanzati che non entrano in busta paga, perché diventano prelievo”.
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