Per dimostrare di essere all’altezza del ruolo, Roberto Gualtieri, nuovo sindaco PD, dovrà superare una serie di sfide cruciali per Roma.
Roberto Gualtieri (Pd) è il nuovo sindaco di Roma. Il candidato del centrosinistra ha largamente vinto al secondo turno, al ballottaggio contro il candidato del centrodestra Enrico Michetti, che invece era risultato in testa al primo turno. L’ex-ministro all’Economia e alle Finanze del Governo Conte II si è imposto con una percentuale intorno al 60,1 per cento delle preferenze contro il 39,9 per cento del candidato scelto dalla leader di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni e dal capo della Lega Matteo Salvini.
Grandi festeggiamenti da parte del partito Democratico in piazza Santi Apostoli, nel centro storico della Capitale, piazza simbolo delle vittorie politiche del centrosinistra dai tempi dell’Ulivo. Ma una volta insediato, Gualtieri dovrà tirare fuori le unghie e impegnarsi con “tutte le energie” – come ha detto lui stesso nel comizio tenuto in piazza qualche ora dopo i primi exit poll in cui risultava (stra)vincente – per risollevare la Capitale d’Italia. Secondo molti, uno degli incarichi più difficili del Paese. Notoriamente, infatti, Roma viene considerata al limite dell’ingovernabilità.
Le sfide di Gualtieri e il rimpallo di competenze degli ultimi cinque anni
La questione rifiuti
Le sfide che Gualtieri dovrà affrontare a partire già dalle prime settimane del suo mandato, sono tantissime. Da anni Roma vive un declino che pare a tratti inarrestabile e il nuovo primo cittadino dovrà essere in grado di fermarlo una volta per tutte. Alcuni punti sono più caldi di altri: prima tra tutte, la questione rifiuti. Storia infinita – e problemi infiniti – della Capitale, lo smaltimento è un problema da decenni.
Ma le emergenze vere sono iniziate dal primo ottobre 2013, quando tra i festeggiamenti generali l’allora sindaco di Roma Ignazio Marino e il presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti fecero chiudere la discarica di Malagrotta. Negli anni, poi, tra Tmb (impianti di trattamento meccanico biologico dei rifiuti) bruciati e montagne di spazzatura accumulata sulle strade, la situazione è precipitata. Al momento Roma ha l’obiettivo prioritari di capire dove e come smaltire le 2,5 tonnellate di rifiuti indifferenziati che produce quotidianamente, su un totale di 4,6 tonnellate.
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Il tema dei trasporti
Un altro dei principali problemi di Roma, con cui Gualtieri dovrà fare i conti, è il tema della mobilità. Da un lato – per quanto riguarda la mobilità privata – andrebbe snellito il traffico delle ore di punta e incrementato il numero dei parcheggi. Dall’altro lato – per quanto riguarda la mobilità pubblica – migliorare i collegamenti e l’efficienza di autobus, metro e treni, e incentivare la mobilità green.
Il nuovo sindaco ha già detto di voler rinnovare la flotta dei bus, visti gli innumerevoli incendi di cui sono stati vittime negli ultimi anni. Accanto a questo c’è Atac, l’azienda capitolina che si occupa del Tpl (trasporto pubblico locale), che è attualmente in concordato preventivo. PA questo proposito, Gualtieri ha preannunciato dal 2022 un nuovo contratto di servizio “con risorse aggiuntive” provenienti dal bilancio comunale.
Il rimpallo di competenze tra Municipi, Comune e Regione
Quelli appena elencati sono solo due macro problemi all’interno di un’infinità costellazione di criticità da risolvere in una città come Roma. Eppure trovargli una soluzione già restituirebbe una dignità alla città: sarebbe finalmente una grande capitale europea pulita, vivibile e fruibile da parte di cittadini e turisti. Negli ultimi anni le risposte sui suddetti temi erano sempre le stesse: un continuo scarica barile tra gli uffici municipali, il Campidoglio e la Regione Lazio.
E questo perché ognuno pensava a tirare l’acqua al suo mulino politico – la Regione è in mano al Pd, il Comune fino a poco fa al Movimento 5 stelle, i Municipi un mix – invece di fare ciò per cui era stato eletto. Ora i dem governano il territorio in toto: Regione con Zingaretti, Comune con Gualtieri e Municipi con 14 presidenti del centrosinistra (tutti tranne il VI, in cui ha vinto il ballottaggio da minisindaco il candidato di centrodestra). Non c’è più tempo per rimpallarsi le responsabilità: bandi, decisioni cruciali, fondi da stanziare, vanno sbloccati subito.