I carabinieri sequestrano 235 Ghiri, il pasto preferito nelle tavolate della ‘ndrangheta

Una specie protetta consumata nelle tavole della ‘ndrangheta come pasto prediletto per sancire le decisione più importanti prese dalle cosche

Screenshot Meteoweek da Twitter

Il ghiro è una specie protetta, cacciata e consumata dall’umanità da millenni. Viene mangiato all’interno di un rituale arcaico, che sancisce un incontro tra persone che vogliono chiarirsi, che la mafia calabrese ha fatto suo fin dalla sua nascita. Si, perchè il ghiro è il piatto principale delle infinite tavolate su cui i ‘ndranghetisti mangiano e al contempo discutono dei loro affari. 

235 ghiri sequestrati, erano cacciati illegalmente e rivenduti nei ristoranti della città: ma sono ‘ndranghetisti i veri consumatori

Per questo, i carabinieri del nucleo armato di Delianuova, un paese in provincia di Reggio Calabria, hanno sequestrato 235 ghiri che erano stati imbustati in delle buste di plastica e conservati all’interno di un congelatore. In realtà, cacciare ghiri sul territorio italiano non è consentito in quanto parliamo di una specie protetta, che oltretutto andrebbe cacciata di notte. Invece sono molti coloro che uccidono illegalmente questi roditori per poi venderli ai ristoranti che accettano di cucinare un piatto considerato così prelibato, anche a costo di violare la legge. 

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Sono state tante le inchieste sulla mafia calabrese in questi anni, che hanno mostrato in modo inequivocabile, come il ghiro sia il piatto preferito dei boss e che per l’appunto, abbia anche un suo significato: quello di sancire un patto, un’alleanza o un incontro pacificatore. Esiste anche una leggenda che parla di come i boss, nel decretare la condanna a morte di una persona considerata ostile al clan, addenti durante il pranzo proprio un ghiro prima di pronunciare il nome che determina la sua messa a morte.

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