Anche se il primo giorno di estensione dell’obbligo di Green Pass sui luoghi di lavoro sembra aver prodotto meno disagi del previsto, l’attenzione all’interno del governo Draghi resta alta, anche in vista della prossima grana che il Consiglio dei ministri dovrà affrontare: il reddito di cittadinanza. Lo scontro tra FI-Lega-Iv da un lato e Pd-M5s dall’altro è scoppiato durante l’ultimo Consiglio dei ministri, e non accenna a placarsi.
Mario Draghi tira dritto sulle stoccate di Salvini e tira dritto sulle manifestazioni contro l’estensione dell’obbligo di Green Pass sui luoghi di lavoro. Mario Draghi tira dritto perché vuole (la ragione dietro le sue scelte – ripete sempre – non è elettorale), e tira dritto perché può (il sostegno di maggioranza è largo, la crisi sanitaria ed economica ancora viva, la fiducia in lui ancora alta). Fino ad ora la strategia ha pagato: l’ultimo motivo di tensione, la contrarietà dei portuali e di alcune sacche di lavoratori contro il Green Pass, non ha sortito gli effetti catastrofici pronosticati. Qualche disagio, sì, ma nulla di ingestibile. Eppure, Draghi sa di non potersi lasciar andare a trionfalismi di sorta, sa che la situazione resta tesa e che 10mila No Green Pass in piazza, un assalto fascista alla Cgil, sono ferite che restano aperte anche al di là della cronaca giornaliera. A questo si aggiunga un altro fattore di preoccupazione: le scelte eminentemente politiche si avvicinano sempre di più e Draghi dovrà riuscire a tenere insieme i pezzi anche e soprattutto in quel caso. Non parliamo di sortite elettorali, delle strizzate d’occhio ai No vax, del Ddl Zan, di certa ambiguità nei confronti del fascismo, o della legge sulla parità salariale (che non può che mettere d’accordo tutti). Parliamo di scelte di economia politica, su cui sarà necessario mettere d’accordo Lega e Pd. A partire dal reddito di cittadinanza, che nell’ultimo Consiglio dei ministri è stato al centro di un acceso scontro tra forze politiche avversarie.
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Reddito di cittadinanza, il primo round del governo Draghi
“Beffardo usare i soldi di chi ha lavorato duramente per una misura simile. Rifinanziamo con i soldi dei lavoratori una misura che di lavoro non ne crea“, avrebbe commentato duramente il ministro e capodelegazione leghista Giancarlo Giorgetti. “Dovremo intervenire sul Reddito di cittadinanza. Garantirlo a chi non può lavorare è sacrosanto, ma il tema sono gli abusi che oramai sono quotidiani. È tutto da rivedere, perché sono 8 miliardi di spesa. Con quei fondi quante assunzioni farebbero le imprese?“, ha chiosato in un secondo momento il leader della Lega Matteo Salvini. I toni si sarebbero alzati sui duecento milioni di euro per rifinanziare il reddito di cittadinanza, fondi legati a loro volta al decreto fiscale in discussione. Il governo ha deciso di rifinanziare il reddito fino a fine anno, ma crescono i dubbi il dopo. Così il tema caldo torna sul tavolo, Renato Brunetta ed Elena Bonetti si schierano contro in reddito, voci di punta di quell’asse Lega-FI-Iv assolutamente contrario alla misura. In difesa, Pd e M5s, che cercano di blindare il provvedimento in vari modi. Stefano Patuanelli, capodelegazione del M5s al governo, stando ad Adnkronos, risponde in Consiglio dei ministri: “Senza il reddito di cittadinanza la tensione sociale sarebbe esplosa, non sarebbe stata gestibile. Ma qui c’è chi fa finta di non averlo capito“. Al suo fianco il dem Andrea Orlando, che sottolinea la necessità di non abolire la misura.
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I leader di maggioranza
E’ chiaro che quella sul reddito di cittadinanza è una battaglia sociale, economica e politica allo stesso tempo. Ed è chiaro che per alcuni è un tema particolarmente scottante. Lo è per il M5s che ha introdotto la misura e che non è disposto ad accettare di essere sconfessato platealmente da un governo di cui fa parte. Lo è anche per il Pd, che si dice a fianco del M5s, ma che più volte ha ammesso l’esigenza di correggere il reddito di cittadinanza in merito alle politiche attive sul lavoro, senza abolirlo. Una posizione che trova il consenso anche di parte del M5s, che – seppur con toni diversi – sottolinea: la misura è perfettibile ma non eliminabile. A mettere i puntini sulle “i” arrivano allora anche i leader delle diverse forze politiche, a partire da Giuseppe Conte, che pubblica un lungo post su Facebook per difendere il reddito: “Ogni giorno Salvini e Meloni si svegliano e lottano contro i sostegni dello Stato alle persone e alle famiglie in difficoltà economica. A ogni occasione – l’ultima il Consiglio dei Ministri di oggi – alcune forze anche di maggioranza si danno da fare per sabotarli. Si battono contro gli aiuti per chi è senza lavoro, per chi lo sta cercando o affonda nel precariato, senza percepire paghe dignitose (…). Noi ci rimbocchiamo le maniche per trovare soluzioni. Invito Salvini e Meloni, così come quelli che la pensano come loro al Governo, a fare lo stesso. E a smetterla di assaltare uno strumento di civiltà. Noi non lo permetteremo“.
Sul tema interviene anche il segretario del Pd Enrico Letta, che assume un tono meno da campagna elettorale e si apre a eventuali modifiche: “Sono d’accordo col presidente del Consiglio Draghi che il reddito di cittadinanza va modificato non cancellato, cioè va reso più funzionante per quanto riguarda la fondamentale missione che è quella di aggredire le sacche di povertà che esistono nel nostro Paese, ma va completamente modificato e trasformato per l’altra missione che aveva che era quella sul tema del lavoro perché su quello non ha funzionato“. Non arretra, però, il leader della Lega Matteo Salvini, che ribadisce: il rdc “è tutto da rivedere anche perché sono 8 mld di spesa e con otto miliardi alle imprese immaginate quante assunzioni verrebbero permesse“.
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Cosa aspettarsi
Ad ogni modo il tema al momento sembra essere semplicemente rinviato. Mario Draghi ha preso atto delle diverse posizioni in campo, della tensione latente (ma neanche troppo latente) che – se gestita male – rischia di mettere in difficoltà il governo. Stando alle indiscrezioni emerse fino ad ora, il premier sarebbe sostanzialmente d’accordo con Patuanelli e Orlando: il reddito di cittadinanza non va abolito ma modificato in modo da eliminare gli abusi e incentivare un reale reinserimento lavorativo. Tuttavia, per capire il come serve tempo. Per questo Draghi avrebbe chiuso la discussione spiegando che delle politiche attive si discuterà solo in un altro momento, nella discussione sulla legge di bilancio (che dovrebbe essere approvata la prossima settimana). Già la prossima settimana il premier avrebbe in programma – stando a quanto riportato da la Repubblica – diverse riunioni tecniche con varie forze politiche di maggioranza per discutere del percorso di accesso al reddito di cittadinanza. Draghi riuscirà a far collaborare le diverse forze politiche anche in questo caso?