Molestie a un’infermiera lesbica: il Tribunale condanna l’ospedale

Un’infermiera ha subito delle molestie perché lesbica. Il Tribunale condanna l’ospedale, che dovrà risarcire la donna.

Per la prima volta in Italia il Tribunale di Busto Arsizio ha riconosciuto le molestie per orientamento sessuale nei confronti di una donna lesbica perseguitata dal suo superiore sul lavoro. E’ stata condannata l’Azienda sociosanitaria territoriale della Valle Olona, in Lombardia, a risarcirla con diecimila euro per le molestie subite.

Infermiera subisce molestie sul lavoro dal primario: la causa è il suo orientamento sessuale

La vicenda riguarda un’infermiera che lavorava come responsabile dell’ambulatorio di ginecologia e ostetricia di una struttura della Asst Valle Olona. La donna è stata sottoposta a continue vessazioni dal primario del suo reparto dopo che l’uomo è venuto a conoscenza del suo orientamento sessuale.

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«Avevo un rapporto molto cordiale con il mio nuovo primario – racconta l’infermiera, che ha chiesto di mantenere l’anonimato –. Io e la mia compagna, che è un medico nello stesso ospedale, avevamo sempre vissuto la nostra relazione in modo riservato. Ma poi lei ha avuto gravi problemi di salute e io per assisterla ho dovuto chiedere molti permessi al lavoro. È stato allora che il primario ha scoperto di noi e ha cambiato completamente atteggiamento con me. “Ho saputo che hai avuto problemi familiari” mi ha detto con stizza. Da allora ha smesso di guardarmi, non mi parlava più, ha cominciato a fare battute oscene, a chiamare la mia compagna con il mio nome e viceversa».

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La responsabile del personale infermieristico della struttura in un colloquio con l’infermiera, da lei registrato, le la sottopone ad un trasferimento. Quando la donna le chiede se deve andarsene perché lo vuole il primario, la responsabile risponde che non c’è stata una richiesta esplicita, ma che secondo il dirigente medico c’è «un’incompatibilità caratteriale». È l’infermiera a dover lasciare il suo posto: la responsabile le propone prima un reparto in cui lei non avrebbe potuto lavorare per precedenti problemi di salute, poi un altro ancora, considerato il peggiore dell’ospedale. L’infermiera alla fine accetta perché non riesce più a tollerare le molestie del primario.

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Il caso è così eclatante che si muovono anche i colleghi dell’infermiera. I dirigenti medici di ginecologia ed ostetricia del presidio mandano una lettera alla dirigenza dell’Asst Valle Olona e al primario in cui esprimono «il loro dispiacere e I’incredulità» per il trasferimento. Scrivono che in anni di lavoro hanno «potuto apprezzare le doti professionali, organizzative e di gestione, nonché le doti umane» dell’infermiera. Non servono a niente le parole dei colleghi e la situazione sul lavoro dell’infermiera peggiora ancora.

Fa denuncia penale per abuso d’ufficio e violenza privata. «In sei mesi mi hanno spostato almeno dieci volte: da che ero responsabile dell’ambulatorio di ginecologia e ostetricia con cinquemila pazienti mi hanno mandata a fare tamponi in un parcheggio» racconta l’infermiera. Alla fine fa denuncia al giudice del lavoro, che riconosce le molestie e condanna il datore di lavoro, l’Asst Valle Olona, a risarcirla.

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