Una ragazza di 15 anni, in provincia di Verona, avrebbe subito per mesi gli abusi sessuali ad opera del padre adottivo. La vicenda è venuta alla luce soltanto quando la vittima ne ha parlato con la madre, la quale si è rivolta al parroco di famiglia. Il prete è riuscito a convincere l’uomo a confermare. Quest’ultimo, davanti al Tribunale, ha rivelato che la figlia era consenziente, ma essendo minorenne ciò non alleggerisce la gravità dell’accusa.
Per quasi un anno padre e figlia adottiva hanno avuto rapporti sessuali, nella notte, quando il resto della famiglia non poteva accorgersene. La vicenda è venuta alla luce soltanto quando da parte dell’uomo è scaturita la gelosia nei confronti della minorenne, che si stava relazionando con ragazzi molto più grandi di lei, soprattutto nelle chat. Da qui la volontà di inserire nel cellulare il «Parental Control». Una minaccia a cui la quindicenne non ha voluto sottostare, tanto da rivolgersi alla madre e rivelarle quanto accadeva da mesi. La donna, incredula, ha cercato sostegno dal parroco di fiducia, il quale è riuscito a convincere il colpevole a confessare.
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Circa un mese fa l’uomo, davanti alla moglie e al prete, ha ammesso di avere messo in atto degli abusi nei confronti della figlia adottiva per mesi. Il parroco non ha potuto fare altro che allertare i Carabinieri, che hanno provveduto a registrare la denuncia per «avere compiuto atti sessuali con la figlia quindicenne in più occasioni, dall’ottobre 2020 agli inizi del settembre 2021», secondo l’attuale capo accusa al vaglio della pm Silvia Facciotti. Il padre, in base al racconto della vittima, durante la notte si introduceva nella camera della figlia baciandola sulla bocca, toccandola e toccandosi, fino ad avere con lei rapporti completi.
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“Ho abusato di mia figlia”, ha confessato. L’uomo, tuttavia, allo stesso tempo sostiene che i rapporti sessuali fossero consenzienti. In particolare, in base alle sue dichiarazioni, aveva più volte esplicitamente chiesto alla quindicenne se volesse proseguire con la relazione intima e quest’ultima avrebbe risposto in modo affermativo. La circostanza, tuttavia, non alleggerisce il capo d’accusa, dato che la vittima è minorenne. Il padre adottivo dovrà dunque rispondere a quanto contestatogli dalla Procura nel corso del processo in Tribunale.