Il killer responsabile dell’omicidio dell’Olgiata oggi è libero dopo dieci anni grazie agli sconti di pena.
Manuel Winston Reyes ha saldato il conto con la giustizia e lunedì uscirà dal carcere. L’uomo nel 1991 uccise Alberica Filo della Torre nella sua villa all’Olgiata a Roma. Il maggiordomo filippino esce dal carcere dopo appena 10 anni grazie a una serie di sconti della pena e l’11 ottobre, a 30 anni dall’uccisione della contessa napoletana, Reyes sarà libero.
Killer dell’Olgiata, esce dopo 10 anni grazie agli sconti di pena
Ci erano voluti 20 anni per incastrarlo come unico responsabile dell’omicidio avvenuto il 10 luglio del 1991 nella villa nella zona residenziale dell’Olgiata di Roma. Gli inquirenti, inizialmente, avevano seguito piste sbagliate: i sospetti sul figlio dell’istitutrice, gli errori nel congelare la scena del delitto. Erano state esplorate le piste più fantasiose, dagli inesistenti amori del marito al coinvolgimento dei servizi segreti. Nessuno aveva pensato che proprio il maggiordomo, furente con la Filo Della Torre che lo aveva licenziato, fosse il killer spietato.
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La svolta era arrivata nella primavera del 201 grazie alla tenacia del marito di Alberica che aveva preteso il riesame delle tracce di Dna ritrovato sulla scena del delitto. Reyes era stato condannato a 16 anni di reclusione con rito abbreviato per aver strangolato la nobildonna. L’ex maggiordomo ha beneficiato di una serie di sconti che gli hanno ridotto la pena: «Ci hanno messo vent’anni a prenderlo e ora l’assassino di mia madre sta già per uscire di galera», ha dichiarato Manfredi Mattei, primogenito della contessa.
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«Esce di galera per buona condotta e benefici vari. Ha fatto solo 10 anni: si può definire la pena giusta?», aveva proseguito Mattei. «Questa liberazione è qualcosa di prevedibile, nel senso che in base al nostro ordinamento da un certo punto in poi, si inizia ad avere una serie di benefici ed è previsto nel percorso di rieducazione del condannato che rientri in libertà prima della scadenza del termine. Il punto è che è stato condannato a una pena mite, e su quello ha inciso il ritardo della giustizia italiana» ha spiegato l’avvocato Marazzita, legale della famiglia Mattei.
«Se quest’uomo non fosse stato condannato 20 anni dopo i fatti, da un lato non si sarebbe prescritto uno dei reati, la rapina aggravata ragione dell’omicidio, dall’altro la pena sarebbe stata più severa, perché si giudicava una persona che aveva appena commesso un omicidio, non una persona che lo aveva commesso in gioventù e nel frattempo aveva avuto un percorso di vita diverso».