Una sentenza della Corte Costituzionale polacca mette a rischio la permanenza del Paese nell’Unione. Il Paese rischia l’uscita dall’Europa
Una recente sentenza della Corte Costituzionale della Polonia rischia di mettere a serio rischio la permanenza del Paese nell’Unione Europea. Secondo il tribunale ogni sentenza o atto normativo dell’Unione Europea deve essere conforme alla legge polacca, ponendo quindi la legge della Polonia al di sopra di quella europea.
In base a questa sentenza “sono possibili le seguenti conseguenze: modifica della Costituzione, modifica della legge europea o uscita dall’Unione Europea” si legge nel documento. E ancora “gli organismi dell’Unione Europea operano fuori dai limiti delle competenze concesse dalla Repubblica di Polonia e pertanto determinate disposizioni del trattato di adesione sono incostituzionali“. Il contenzioso legislativo era stato promosso proprio dal premier polacco proprio per ribadire la superiorità della legge nazionale, sollevando “ampi e ragionevoli dubbi” sulla prevalenza del diritto comunitario.
Una decisione che non ha precedenti nella storia dell’Unione ma che rientra in un percorso ben preciso, iniziato con contenziosi sempre più duri tra la Polonia e l’Europa da quando l’estrema destra del presidente Mateusz Morawiecki ha vinto le elezioni nel 2017, imponendo al Paese una svolta semi-autoritaria. Infatti i giudici della Corte sono nominati direttamente dal governo da quattro anni e ritenuti molto vicini al partito di maggioranza, cosa che ha spinto la Commissione a promuovere sanzioni e addirittura bloccare i fondi Recovery Fund destinati alla Polonia finché non si risolverà il conflitto giuridico.
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Ora si attendono le decisioni da parte del Governo in merito: la sentenza non è ancora pubblicata sulla Gazzetta ufficiale, fatto che concede un po’ di tempo per risolvere il problema in maniera diplomatica. Ma i contenziosi tra Polonia e Unione Europea non si fermano qui. Molto contestate sono anche le leggi contro la libertà di informazione e in particolare quelle contro i diritti delle donne e della comunità LGBT+ che hanno scatenato forti proteste nel Parlamento Europeo. Si teme che l’escalation e la ferma volontà del premier di non cedere, possano portare a una prematura e rapida uscita della Polonia dall’Unione Europea.
LE REAZIONI
In Europa la sentenza è ritenuta molto grave. Secondo il segretario del Partito Democratico Enrico Letta “la notizia è che la Polonia oggi attacca alle fondamenta la struttura giuridica della costruzione della Ue. Il sovranismo antieuropeo non è slogan e folklore come qualcuno pensa. È un ritorno indietro. Sbagliato e pericoloso. Che va combattuto” scrive il dem su Twitter. Per Clement Beaune, sottosegretario francese agli Affari europei, la vicenda “è un attacco contro l’Ue. Gravissimo, è il rischio di un’uscita de facto dall’Unione europea. E’ un attacco contro l’Ue”. “Il primato del diritto dell’Ue è fondamentale per l’integrazione e la convivenza europea. Se viene infranto, l’Unione per come la conosciamo, non esisterà più” commenta il ministro degli Esteri lussemburghese, Jean Asselborn.
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Da parte sua Morawiecki ha assicurato la Polonia vuole restare nell’Unione. “L’ingresso della Polonia e dei Paesi dell’Europa centrale nell’Unione europea è uno dei momenti salienti degli ultimi decenni. Per noi, ma anche per l’Ue stessa” ha detto il premier polacco. “Il posto della Polonia è e sarà nella famiglia delle nazioni europee” ha scritto sul suo profilo Facebook.