Il caso di Luca Morisi verso l’archiviazione: i giudici in attesa del test sul flacone. Decisiva la chat con gli escort, che conferma: “Non fu lui a portare la droga dello stupro”.
Secondo quanto riportato da Il Corriere della Sera, l’indagine contro Luca Morisi sarebbe in dirittura d’arrivo verso l’archiviazione. Pare, infatti, che dai messaggi in chat che l’ex responsabile della comunicazione di Matteo Salvini si scambiò nella notte del 14 agosto con i due escort rumeni sia emerso come a procurare il flacone di Ghb (la cosiddetta droga dello stupro) trovato nello zaino dei due ragazzi perquisiti dai carabinieri, non sia stato Morisi.
Gli escort a Morisi: “Ti portiamo anche G., ti piacerà”
Smentite dunque le dichiarazioni che uno dei due escort, Petre R., aveva rilasciato al Corriere della Sera e a La Repubblica – e per le quali spiegò: “Quella notte mi ha distrutto la vita, la droga dello stupro l’ho avuta da lui“. Sempre secondo quanto si apprende, i magistrati stanno attendendo l’esito delle analisi sul liquido ritrovato nello zaino, per eventualmente disporre la chiusura del fascicolo. Morisi, dunque, potrebbe lasciare ufficialmente la scena giudiziaria a breve.
Si ricorda che le indagini nei suoi confronti erano partite a Ferragosto, giorno in cui i carabinieri del comando locale fermarono un’automobile per un normale controllo. A bordo della vettura vi erano proprio i ragazzi coinvolti al momento nell’inchiesta, e che viaggiavano con un flacone contenente del liquido all’interno – una boccetta di Ghb, la cosiddetta droga dello stupro. I due erano stati contattati dallo stesso Morisi per una serata da trascorrere nella sua abitazione di Belfiore – location dalla quale gli escort si stavano allontanando.
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Le chat finite sotto il mirino delle autorità – che sono quelle conservate da Alexander, il ragazzo contattato attraverso il sito di incontri a pagamento Grindr – sarebbe possibile leggere come siano gli stessi escort a proporre di portare il flacone di droga. Anche le parole dell’amico di Alexander, Petre, paiono confermare quanto si legge nelle conversazioni. “Ti portiamo anche G. Vedrai ti piacerà molto, ti assicuro“, scrive Alexander a Morisi.
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Nel pomeriggio del 14 agosto, quando i carabinieri intervengono per sedare la lite di fronte a casa Morisi per il pagamento delle prestazioni sessuali e si decide di portare tutti in caserma, è Petre il primo a parlare di consumo di cocaina. Alla luce di quelle dichiarazioni, inizia allora la perquisizione nell’appartamento di Palazzo Moneta a Belfiore. Durante le ricerca, le autorità trovano tracce di polvere bianca su due piatti di ceramica, e lo stesso Morisi consegna agli inquirenti una bustina contenente 0,31 grammi di droga. Scattate subito le denunce e la segnalazione al prefetto.