Scambio di insulti tra Giuseppe Conte, leader del Movimento 5 stelle, e Carlo Calenda, leader di Azione e candidato alle elezioni a Roma.
Volano stracci tra Carlo Calenda, leader di Azione, e Giuseppe Conte, capo politico del Movimento 5 stelle. Tra l’ex premier e l’ex ministro sono intercorsi una serie di insulti nelle ultime ore, con tanto di botta e risposta attraverso dichiarazioni e post sui social. L’ultimo tassello di questa baraonda politica è stato – per il momento – il tweet in cui Calenda accusa Conte di “qualunquismo”.
“Giuseppe Conte ieri mi ha attaccato spiegando la sua magnifica storia di coerenza e serietà. Per essere chiari considero Conte campione di qualunquismo e trasformismo. Non gli ho mai sentito fare un ragionamento interessante o affrontare una questione con competenza”, ha prima scritto il leader di Azione. E poi ha concluso: “Detesto le sue furbizie sui decreti sicurezza e le sue giravolte da sovranista a riformista a seconda dell’opportunità. Questa la mia opinione”. Un messaggio senza giri di parole, in cui l’ex ministro ha deciso di mettere nero su bianco il suo pensiero sull’ex presidente del Consiglio.
Cosa ha spinto Calenda a rivolgersi in quel modo verso Conte? Facciamo un passo indietro. Le elezioni amministrative di Roma 2021 hanno fatto luce sulle attuali preferenze degli elettori della Capitale. Il succo – in estrema sintesi – è questo: il centrodestra ha perso migliaia di voti nelle periferie, con Fratelli d’Italia che ha scalzato la Lega in termini di consensi. Il centrosinistra è andato bene, ma non benissimo, visto che ha perso i municipi I, II e III, che quest’anno hanno preferito votare Calenda. Quest’ultimo è stato sia lo sconfitto che il vincitore di questa tornata elettorale: sconfitto perché era convinto di arrivare – almeno – al ballottaggio, vincitore perché il suo è stato il partito più votato dai romani. E il Movimento 5 stelle, infine, ne è uscito devastato.
Leggi anche: Renzi sorride dopo le amministrative. Duri i giudizi sugli avversari
Nell’ambito di questa situazione – che prevede il ballottaggio tra Roberto Gualtieri (csx) ed Enrico Michetti (cdx) – per entrambi i candidati risulta decisivo riuscire ad accaparrarsi i voti di Azione. E per questo le parole di Calenda in proposito hanno fatto storcere il naso a Conte. L’ex ministro ha infatti annunciato di votare per Gualtieri, ma solo a condizione che – in caso di vittoria – non inserisse in giunta comunale i pentastellati. “Io sono pronto a allearmi con il Pd se sceglie il modello Draghi, che è alternativo al modello Conte. Questo è il progetto politico di Azione”, ha detto Calenda pubblicamente, ponendo il partito Democratico di fronte a una scelta difficile: proseguire un’alleanza già consolidata a livello governativo oppure assicurarsi i voti di Calenda e “conquistare” Roma? I dem hanno optato per la seconda opzione, a quanto pare.
Di fronte alle parole al veleno di Calenda, non si è fatta attendere la risposta di Conte. In un intervento di mercoledì 6 ottobre, l’ex premier ha replicato senza mezzi termini: “Carlo Calenda fa un suo percorso politico autoreferenziale e noi glielo lasciamo fare tranquillamente. Siamo orgogliosamente forti della nostra tradizione e della nostra storia. Lui si affaccia adesso alla politica, si è presentato a Roma. Ma essere una forza nazionale è un’altra prospettiva. Quindi, gli auguriamo buona fortuna del suo cammino, ma è molto all’inizio di un cammino politico che possa vantare un percorso nazionale. Quindi, dettare condizioni agli altri mi sembra quantomeno arrogante“, ha detto Conte, rinfacciando al leader di Azione il suo – doppio – mandato da presidente del Consiglio.
Leggi anche: Riforma fiscale, Salvini strappa ma Draghi tira dritto: “Il governo va avanti”
Il motivo dell’astio tra Conte e Calenda sembra essere proprio l’ultimatum che l’ex ministro ha dato a Gualtieri a poco più di dieci giorni dal ballottaggio. E molto probabilmente lo è in larga parte. Tuttavia – forse – ce n’è un altro più nascosto, meno intuibile sulla base dei fatti che giorno dopo giorni accadono. Non bisogna dimenticare, infatti, che a far cadere il governo Conte Bis fu Matteo Renzi, leader di Italia Viva ed ex “maestro” di Calenda. Il senatore toscano, con il suo partito sotto la soglia di sbarramento, riuscì a mandare a monte l’esecutivo nel pieno della pandemia. E ora che Calenda “asfalta” la sindaca uscente Virginia Raggi alle amministrative, potrebbe essere che in Conte si sia riaccesa la fiamma dell’astio nei confronti dei vari Renzi e renziani.
Il Torino di mister Vanoli è partito molto bene in Serie A e, nonostante le…
Dai fasti degli anni '90 e dei primi 2000 sembra passata un'eternità. Ormai da più…
Quali sono le aziende che garantiscono il miglior servizio per la luce e il gas…
Anticipazioni sulle prossime puntate della soap di Rai Uno Il Paradiso delle Signore 9: crisi…
Quando si parla di detergere il viso sono molti a commettere errori banali che compromettono…
Le anticipazioni sulla puntata del 15 ottobre di Temptation Island rivelano diversi colpi di scena:…