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Politica

Via libera del Cdm alla delega fiscale, ma senza i voti della Lega: lo strappo

Sale la tensione in maggioranza sulla delega sulla riforma fiscale: la Lega ha abbandonato prima la cabina di regia, poi non ha partecipato al Consiglio dei ministri e per terminare non ha votato la delega sulla riforma fiscale. Lo strappo finale è avvenuto a seguito del voto delle amministrative ma, a dir la verità, la contrarietà della Lega era nota da tempo.

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In ordine, le tensioni della Lega sulla delega sulla riforma fiscale sono state tante, ripetute e – questa volta – non imputabili a una manovra prettamente propagandistica: lo strappo appare evidente. La Lega ha in un primo momento abbandonato la cabina di regia, in seguito non ha partecipato al Consiglio dei ministri e, per terminare, non ha votato la delega sulla riforma fiscale. Lo strappo finale ha avuto luogo all’indomani del voto sulle amministrative, quando più o meno tutti i commentatori si sono chiesti immediatamente: come reagirà la Lega? Che ripercussioni ci saranno sulla tenuta del governo? A dir la verità, però, la Lega aveva già da tempo annunciato la sua contrarietà a una delega fiscale comprensiva di riforma del catasto. Nella giornata del 4 ottobre, lo stesso Matteo Salvini aveva commentato dopo il voto delle amministrative: “Bisogna vedere cosa c’è nella delega: se c’è la riforma del catasto non è il modo migliore per ripartire dopo il Covid“. Il giorno dopo, l’organizzazione lampo del Consiglio dei ministri: riunione alle 15. Alle 14 è prevista, invece, la convocazione della cabina di regia. Poco dopo, l’annuncio della conferenza stampa a fine Consiglio dei ministri. Le reazioni sulla riforma del catasto si sono scatenate a catena, e non hanno riguardato solo la Lega. Antonio Tajani, ad esempio, ha fatto sapere: “Forza Italia si opporrà ad ogni possibile aumento delle tasse. Tanto più di quelle sulla casa. Ci fidiamo dell’impegno preso da Mario Draghi“.

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La cronistoria della tensione sulla delega fiscale

Ma è nella Lega che si consuma l’opposizione più plateale: a ora di pranzo inizia a circolare la bozza della delega fiscale e la tanto osteggiata revisione del catasto è inclusa nel testo. La Lega, a quel punto, fa sapere di aver abbandonato la cabina di regia, alla quale stava presenziando il ministro Garavaglia (e non Giorgetti). Da lì, l’escalation: i ministri leghisti non si presentano neanche alla riunione del Cdm, riunione che viene confermata ugualmente. Dopo le 16 arriva il via libera alla delega fiscale, senza i voti della Lega. Infine, le comunicazioni incrociate: mentre Draghi spiega in conferenza stampa che si tratta di una legge delega e che quindi sarà soggetta a molti cambiamenti, mentre Draghi specifica che la revisione del catasto non prevede un aumento delle tasse ma solo aggiornamenti del catasto, da via Bellerio fanno sapere che la Lega si oppone per una ragione di merito e di metodo. La prima è ormai chiara, la seconda riguarda l’aver ricevuto la bozza solo a ridosso del Consiglio dei ministri. Salvini nella conferenza stampa convocata alla Camera avrebbe ribadito non solo che la delega fiscale “non contiene quello che c’era negli accordi“, ma anche che il leader della Lega non accetterà “deleghe in bianco“, nonostante la sua fiducia in Draghi e nonostante la sua lealtà al governo.

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Le rassicurazioni di Draghi

MeteoWeek.com (Photo by Odd Andersen – Pool/Getty Images)

Accuse in qualche modo rigettate – contestualmente – dalla conferenza stampa di Mario Draghi, nella quale il premier specifica che “il sistema a cui si mira non intende aumentare il gettito complessivo ma diminuirlo, perché oggi è fuori linea rispetto agli altri Paesi”. Sulla questione di merito, Draghi sottolinea che “nella legge delega c’è una riformulazione del catasto, si procederà quindi anche ad una revisione delle rendite catastali. L’impegno è che nessuno pagherà di più o di meno. Le rendite restano invariate, è un’operazione di trasparenza ma non cambia l’imposizione fiscale sulle case e sui terreni“. Insomma, “il governo si impegna ad accatastare tutto quello che oggi non è accatastato, terreni e abitazioni“, “si procederà anche a una revisione delle rendite, con riguardo di quelle che sono le rendite di mercato“, ma “non cambia assolutamente l’imposizione fiscale sulle case, sui terreni. E’ molto importante dirlo, nei giorni scorsi si è teso un pochino a confondere. Una decisione è costituire una base di decisione adeguata, e ci vorranno cinque anni. La seconda decisione è cambiare le tasse. Noi la seconda decisione non l’abbiamo presa. Solo nel 2026 se ne riparlerà“.

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E qui il premier è arrivato, tangenzialmente, anche al punto sul metodo: “Vorrei puntualizzare che la legge è una legge delega e quindi è una legge generale che poi andrà riempita da contenuti con un ulteriore momento di confronto (…). Si può avere la sensazione che questa sua l’ultima parola sul fisco ma per fortuna o purtroppo il processo non è così semplice, prenderà molti anni“. Insomma, la bozza di ieri è solo l’abbozzo di un lungo processo, ribadisce Draghi. Arriverà il tempo degli accordi, sembra dire. Infine, a proposito dell’assenza della Lega al Cdm sulla delega fiscale, il premier tiene il punto: “La spiegherà l’onorevole Salvini oggi o domani. Ma gli scambi avvenuti in cabina regia e nelle conversazioni avevano dato sufficienti elementi per valutare la legge delega“. Perché è qui, in fondo, che risiede il nocciolo della questione: chi ha voltato le spalle a chi?

 

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