È pacifico affermare che la campagna elettorale del centro destra per le elezioni amministrative non sia cominciata con il piede giusto. Adesso arrivano i primi risultati degli exit poll che, dove più dove meno, mostrano le cicatrici degli scandali del centrodestra italiano.
Non solo i recentissimi casi di Morisi per la Lega e del “barone nero” di FDI, ma anche competizione fra i partiti in coalizione. Quest’ultimo motivo, in particolare, sembra all’origine di candidati non sempre competitivi e dotati del sostegno necessario a vincere. I candidati vincenti, invece, che pronosticavano un plebiscito per il centrodestra, sembrano ritrovarsi con tiepidi successi. Al di là di chi vincerà le elezioni, tutti andranno a vedere chi ha preso più voti tra Lega e Fdi. La sfida per la leadership della coalizione del centrodestra, infatti, passa proprio da queste amministrative. Analizziamo ora i principali exit poll delle ultime ore per valutare cosa è andato storto nei piani di dei partiti di destra.
Le amministrative di Roma: I fasti della Roma di Michetti
In base al primo Intention Tecné per Mediaset, alle comunali a Roma il candidato Enrico Michetti (centrodestra) raggiunge una forchetta del 27-31%. Roberto Gualtieri (centrosinistra) lo segue sempre a 27-31%. In coda troviamo Carlo Calenda (17-21%) e Virginia Raggi (16-20%). Di fatto, fino a quattro mesi fa, quando è stato selezionato per il ruolo, l’uomo che i sondaggi accreditano in testa era sconosciuto. ”Noi chiediamo di votare Enrico Michetti, una persona che non è stata scelta per la sua popolarità”.
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Lo ha detto Francesco Lollobrigida, capogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera. Allora perché è stato scelto se non era popolare? Se lo si chiede ai suoi sostenitori è per la sua bravura, persone più sospettose potrebbero ricondurre la scelta alla difficoltà nell’accordarsi su un candidato. La Lega ha faticato ad accettare la candidatura di Michetti, voluta da FDI, nonostante Salvini abbia poi detto che di lui l’ha colpito “la concretezza”. In ogni caso, al momento, la scommessa della destra su Michetti potrebbe ripagare.
Luca Bernardo e “l’attesa” milanese per Fratelli d’Italia
In base al primo Instant Quorum/youTrend per SkyTg24, alle comunali a Milano il candidato Giuseppe Sala (centrosinistra) raggiunge una forchetta del 51-55%. Lo segue Luca Bernardo (centrodestra) con il 32-36%. Gianluigi Paragone (civiche) è al 3-7% e Layla Pavone (cinquestelle) è al 2-6%. Il povero Luca Bernardo, primario di pediatria al Fatebenefratelli, esperto di disagio adolescenziale, si ritrova costretto ad essere “ghostato” da FDI più di una volta.
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Alla presentazione pubblica di Luca Bernardo, a metà luglio, Giorgia Meloni non si presentò in plateale polemica contro la Lega e Forza Italia. Adesso la leader di FdI tarda all’evento per la chiusura del candidato Bernardo e il leghista se ne va. Salvini sembrava stizzito e spazientito ma davanti ai giornalisti, per ora, sono tutti amiconi. Fortuna che il candidato di Milano è esperto in disagio adolescenziale, sarà sicuramente competente nel gestire le crescenti tensioni Salvini-Meloni.
La Calabria di Roberto Occhiuto, il ritorno di fiamma dopo Berlusconi
In base al consorzio Opinio Italia per la Rai, alle regionali in Calabria il candidato Roberto Occhiuto (centrodestra) raggiunge una forchetta del 46,5-50.5%. Seguono Amalia Cecilia Bruni (centrosinistra) con il 24-28% e, al terzo posto, Luigi de Magistris con 21-25%. La Calabria, per il centro destra, è un po’ un ritorno al passato. Un imprenditore vinicolo, popolare e con esperienza in politica, che esce fuori dagli anni “d’oro” di Forza Italia. In parte svincolato dalla dinamica dialettica Lega-FDI, Occhiuto non sembra avere problemi e andrà a confermare il generale successo del centrodestra nella regione.
Le amministrative di Napoli: Maresca schiacciato da Manfredi
In base al primo Intention Tecné per Mediaset, alle comunali a Napoli il candidato Gaetano Manfredi (CENTROSINISTRA e M5s) raggiunge una forchetta del 57-62. Catello Maresca arriva al 19-23 e Antonio Bassolino 9-13. Catello Maresca è un magistrato, uno di quelli che non porta rancore a Salvini per il referendum sulla giustizia. Ha condotto, in passato, indagini che hanno portato all’arresto di boss dei Casalesi.
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La figura, insomma, sembra promettente. Purtroppo, i dissidi interni hanno segnato gli exit poll. Fratelli d’Italia avrebbe voluto un altro candidato e la Lega non voleva fargli mettere il logo sulla lista (poi esclusa dal Tar). L’esclusione di ben tre liste ha pesato sui risultati, dimostrando che la politica è un gioco spietato quasi quanto i criminali che arrestava in passato.
Le amministrative di Torino: “c’è da cambiare”
In base al primo Instant Quorum/youTrend per SkyTg24, alle comunali a Torino il candidato Stefano Lo Russo (centrosinistra) raggiunge una forchetta del 43-47%. Seguono Paolo Damilano (centrodestra) con il 38-42% e Valentina Stanga (Cinquestelle) è al 6-10%. Paolo Damilano è il candidato civico, imprenditore di successo scelto come candidato del centro destra. Vicino alla Lega, e in ottimi rapporti con il ministro Giorgetti, già due anni fa era tra i possibili candidati alla presidenza della Regione Piemonte. Il centrodestra decise, all’epoca, di virare sulla candidatura del forzista Alberto Cirio, attuale presidente della regione. Riuscirà Damilano ad espugnare la storica roccaforte della sinistra? Probabilmente no.
Risultati misti e preoccupazioni per il futuro
Le politiche interne alla coalizione, manifestate nella selezione e nel supporto dei candidati sono la struttura, lo scheletro. Al di sopra di questo va considerata la politica nazionale di Giorgia Meloni e Matteo Salvini. È impossibile parlare dei due leader senza analizzare la loro risposta ai recenti scandali interni ai rispettivi partiti. Il comune denominatore è “complotto”, “sarà un caso che LORO (loro chi?) facciano venir fuori queste storie proprio ora?”. Entrambi i politici si dichiarano vittime di un piano mediatico per colpirli poco prima delle elezioni.
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Può darsi che le recenti notizie abbiano avuto ripercussioni negative sui loro risultati ma la loro gestione delle stesse non ha certo aiutato. C’era, infatti, una scelta alternativa al negare ad oltranza e proclamarsi vittime. Potevano, con maturità politica, affrontare i problemi interni con autocritica e consapevolezza. Non avrebbe aiutato nel breve periodo ma avrebbe dimostrato qualcosa sul modo in cui concepiscono la politica.