Mattia Santori, leader e portavoce delle Sardine, è candidato con il Pd alle elezioni comunali di Bologna, a sostegno del candidato sindaco di centrosinistra Matteo Lepore. Lo abbiamo incontrato per fargli qualche domanda.
Mattia Santori lo avevamo conosciuto come leader e portavoce delle Sardine, come il ragazzo che – insieme alle 6.000 Sardine – aveva riempito le piazze per arginare la propaganda salviniana, come il bolognese che alle dimissioni di Nicola Zingaretti aveva preso il suo sacco a pelo e presidiato, insieme ad altri, le sedi del Pd. E lo aveva fatto suscitando anche polemiche da parte di alcuni dirigenti di partito, che non avevano apprezzato la frase “il Pd è un marchio tossico“, pronunciata dalla sardina durante un’intervista a la Repubblica. Tuttavia, a qualche mese di distanza, sembra proprio che la linea vincente nel Pd sia quella a favore di un’apertura verso la società civile, verso gli esponenti delle Sardine e verso Mattia Santori. Sembra proprio che parte del Pd abbia ben inteso il significato della dichiarazione: bisogna cambiare passo, uscire dalle lotte intestine tra correnti e abbandonare quell’immagine di partito fornita fino ad ora. Ecco come, pian piano, si è arrivati al Mattia Santori candidato al Consiglio comunale di Bologna nella lista del Partito Democratico. O meglio, “candidato indipendente” del Pd, come sottolineerebbe lui. La notizia è arrivata quando Santori aveva già esplicitato la sua volontà di impegnarsi nel campo del centrosinistra in vista delle elezioni comunali 2021, ma non era chiaro se nel Pd o in qualche altra lista civica a sostegno del candidato sindaco Matteo Lepore.
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Ora Santori non ha dubbi: ha scelto il Pd per provare a cambiare un partito nazionale dall’interno, per “presidiare le istituzioni da dentro“. Ecco dunque la campagna elettorale, il ritiro presso l’Eremo di Ronzano da Padre Benito Fusco e Padre Pietro (dove Santori vivrà fino al 4 ottobre), ed ecco dunque le iniziative pre-amministrative del 3 e 4 ottobre. Per la giornata di sabato 25 settembre Santori aveva organizzato un nascondino gigante in piazza Minghetti a Bologna, chiamando all’appello bambini e genitori. E’ in quell’occasione che lo abbiamo incontrato per fargli qualche domanda sulla campagna elettorale affrontata prima dell’apertura delle urne di oggi, 3 ottobre. L’iniziativa, ci ha spiegato nell’intervista, andrebbe inquadrata all’interno di una campagna politica per il recupero degli spazi urbani. Il tema è anche quello della mobilità, argomento che da giorni è al centro delle dichiarazioni social di Santori, tra video del traffico in zona Saragozza e polemiche per aver guidato il motorino contro mano nella corsia degli autobus mentre riprendeva il congestionamento del traffico. Una polemica sterile – dice Santori a margine dell’evento – che punta il dito sullo sconfinamento nella corsia degli autobus piuttosto che sul motivo di quello sconfinamento: “Nel momento che c’è la partita tutti sanno che è la preferenziale in quel senso bloccata. (…) Il problema non è tanto dove si superano le macchine da ferme, il problema è perché ogni settimana da trent’anni si raggiunge quella situazione ogni volta che gioca il Bologna“.
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Così Santori supera le polemiche, spera di ottenere un buon risultato alle amministrative e punta al suo vero obiettivo politico: trascinare il Pd più a sinistra, spingerlo a lasciarsi alle spalle il “renzismo 2.0” nel quale è rimasto ingabbiato. “Visto che il Pd si sta aprendo all’esterno, sta alle forze esterne decidere da che parte tirarlo, di certo non da quella dei cavalli di troia di Matteo Renzi che hanno ampiamente inquinato gran parte del partito”, aveva detto Santori in un’intervista al Corriere del 20 agosto. “Se si vince molto bene a Bologna, senza Renzi, senza Calenda, senza Base riformista, politicamente sarà un segnale forte che spiegherà che a Bologna si è trovata una ricetta per vincere guardando più a sinistra e meno al renzismo 2.0“, ribadisce ai nostri microfoni. Un progetto che al momento sembra riuscito per metà: i dirigenti dem che avevano appoggiato alle primarie Isabella Conti (già dirigente di Italia viva) sono stati esclusi dalle liste elettorali del Pd. Tra questi, anche assessori della giunta Merola come Alberto Aitini, Marco Lombardo e Virginia Gieri.
Dall’altro lato, però, Isabella Conti ha creato una sua lista a sostegno di Lepore, Anche tu Conti, che in qualche modo dovrà dialogare non solo con il Pd, ma anche con il M5s presente in coalizione. Per questo i due leader ex sfidanti alle primarie, Isabella Conti e Matteo Lepore, hanno stretto un patto elettorale condiviso, in modo da individuare punti programmatici da sostenere e attuare insieme. Alla presentazione del patto, Isabella Conti ha scherzato: “Meno Conte e più Conti“. Una boutade, che però riaccende il sospetto di una futura difficoltà di dialogo tra le diverse, diversissime, forze politiche in campo. Su questo punto Mattia Santori rassicura: “Isabella Conti fa parte di un renzismo annacquato, nel senso che si è molto distaccata da Italia viva, e poi ha dimostrato nei fatti una lealtà che durante questo percorso non era scontata“. Insomma, Santori dietro le amministrative di Bologna vede molto di più: vede l’occasione per sperimentare un nuovo Pd e, chissà, di un nuovo centrosinistra. Il modello sarà davvero replicabile altrove?
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