Il centrodestra non è in buono stato di salute e ce lo dimostrano le occasioni mancate, gli incontri saltati, la fatica che ha pervaso la campagna elettorale dei candidati sostenuti dal centrodestra (che sperano almeno in un una sconfitta dignitosa). Queste amministrative sono il frutto di una crisi del centrodestra già presente al momento della scelta dei candidati, e che ora presenta il conto. Il punto è che la coalizione è solo all’inizio della resa dei conti.
Al di là dei tentativi di trasformismo, al di là dei bei progetti sul partito unico, al di là del doppio gioco della Lega per rimanere al tempo stesso dentro il governo (al fianco di Forza Italia) e fuori il governo (vicino ma non amico di Fratelli d’Italia), c’è una verità ormai evidente: già da tempo il centrodestra è percorso da fratture difficili da ricomporre. Ce ne eravamo accorti ai tempi della famosa e repentina trasformazione della Lega, al momento della composizione del governo Draghi. In quei giorni si chiedevano prerequisiti ben precisi: posizioni politiche moderate, europeiste, liberali. Forza Italia è entrata nel governo senza imbarazzo, visto che i requisiti richiesti coincidevano, più o meno, con il profilo politico del partito. La Lega ha abbracciato un trasformismo repentino, che in realtà nasconde un’altra evoluzione: la corrente dei governatori e degli industriali del Nord, ancora presente nella Lega, lontana dalle posizioni più populiste e dal profilo di lotta, è riemersa dopo anni di latitanza e ha assunto posizioni di governo. Al contrario Fratelli d’Italia ha deciso di mantenere un profilo preciso e, non riconoscendosi nei requisiti richiesti, ha deciso di tirarsi fuori.
Questo quadro più essere osservato in maniera ancora più limpida guardandolo in questo modo: ci sono più punti di contatto tra Forza Italia e Italia viva rispetto ai punti di contatto tra Forza Italia e Lega/FdI. Sono due destre completamente diverse che non possono coesistere. A questo si aggiunge che Lega e FdI, pur stando dalla stessa parte della barricata, fanno fatica ad occupare uno stesso spazio politico per due motivazioni: una delle anime della Lega non collima con le posizioni di FdI; e l’anima in sintonia con Giorgia Meloni è ora in competizione con la leader di FdI. Insomma, c’è abbastanza materiale per creare i presupposti di quanto stiamo vedendo in questi giorni nel centrodestra, soprattutto in ambito amministrative.
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Amministrative, i sintomi delle tensioni del centrodestra
Tutto questo, infatti, si è tradotto in una scelta debole dei candidati sostenuti dal centrodestra alle amministrative 2021. Per citare l’analista Massimo Franco sul Corriere della Sera, “degli esponenti nazionali, nessuno si è voluto assumere la responsabilità di presentarsi come sindaco o sindaca“, e in particolare i candidati della coalizione a Milano e Roma sembrano “scelte di compromesso, se non al ribasso“. I candidati delle prossime amministrative (votati alla sconfitta un po’ ovunque) sono il frutto di una coalizione già in sofferenza, che ha dovuto affrontare veti incrociati e giochi muscolari. I pronostici poco lusinghieri sono già una conseguenza di questo dato di fatto, a sua volta alimentato da una campagna elettorale poco unita, fatta di occasioni mancate, appuntamenti saltati, piazze riempite prima da Salvini e poi da Meloni per promuovere un unico candidato.
L’ultimo esempio è la photo opportunity saltata a Milano: ieri i tre leader avrebbero dovuto incontrarsi alla conferenza stampa congiunta per chiudere la campagna nel capoluogo lombardo. Per colpa di un ritardo aereo, Giorgia Meloni è arrivata Starhotels Business Palace con un’ora di ritardo. Nel frattempo Matteo Salvini se n’era già andato. Sia Meloni che Salvini hanno poi ribadito: “Nessuna polemica e zero tensioni: stamane non è stato possibile salutarci di persona per banali imprevisti con gli orari di aereo e treno, facilmente verificabili con una telefonata. Saremo insieme già domani a Roma. È incredibile tuttavia che, anche oggi, certi media scrivano bufale o riportino surreali ricostruzioni pur di non parlare delle proposte e dei progetti del centrodestra. Ma non importa: il centrodestra è compatto e lo ha dimostrato ancora una volta in queste elezioni, con candidati unitari in tutte le grandi città. A chi cerca divisioni e litigi consigliamo di guardare a sinistra“.
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Occasioni mancate e dimostrazioni di unità
Eppure, magari non sarà questo il caso, ma di occasioni mancate in maniera programmatica ce ne sono state tante. Fino a ieri in nessuna grande città i leader di Lega, FdI e Forza Italia hanno chiuso insieme la campagna elettorale. Sabato 25 settembre Giorgia Meloni si trovava in un comizio in Piazza del Duomo a Milano, nel quale ha ceduto la parola a Bernardo solo per pochi minuti, per poi portare avanti il proprio intervento più simile a un comizio elettorale targato FdI di stampo nazionale. A Bologna, i due leader non si sono incontrati, e hanno sostenuto il candidato Battistini con comizi separati (fun fact: Battistini non era presente al comizio di Salvini, ma ha presenziato al comizio di Giorgia Meloni). Oggi, dopo aver saltato l’incontro a Milano, salvano almeno l’incontro unito nella capitale: prima della conferenza stampa congiunta Matteo Salvini e Giorgia Meloni si abbracciano di fronte ai giornalisti. “C’è affetto politico, siamo destinati a governare assieme“, scrive su Twitter il segretario leghista. “La sinistra ha strumentalizzato su presunte nostre divisioni, ma noi siamo compatti, abbiamo una visione comune, non siamo come la sinistra che sta insieme per le poltrone”, fa eco Meloni.
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Centrodestra, amministrative e ostacoli futuri
Tuttavia, al di là di foto e dichiarazioni di unità, è difficile dimenticare il silenzio di Giorgia Meloni nei confronti dell’ipotesi di un partito unico tra FI e Lega (ipotesi che sembra ormai archiviata); ed è difficile dimenticare l’imbarazzo di Forza Italia di fronte alle posizioni della Lega su Green Pass e vaccini, di fronte alla votazione da parte della Lega di quell’emendamento al Green Pass presentato da FdI. Insomma, le tensioni esistono, al di là delle foto e dei tentativi di ricucire i rapporti (per evitare di perdere anche le politiche). E le amministrative giocheranno un ruolo cruciale. La Lega deve affrontare la pericolosa avanzata di FdI, che si attesta ormai come il partito più popolare d’Italia, stando a diverse rilevazioni. Per questo le amministrative saranno indicative per porre punti fermi su una competizione che non può durare per sempre. Che risultato otterrà Bernardo? E Michetti, sostenuto e voluto fortemente da Giorgia Meloni? E se la Lega perderà il confronto, che linea assumerà il partito di fronte a un’evidente sconfitta del leader? Tornerà predominante la linea governativa di Giorgetti? Su tutto questo pesa il declino di Forza Italia, complice la condizione di salute precaria di Silvio Berlusconi. E su tutto questo, pesano anche fattori di portata nazionale: come evolverà il confronto sull’elezione del nuovo presidente della Repubblica? I partiti di centrodestra troveranno una posizione condivisa? Insomma, le faglie di possibili fratture sono tante, a breve i nodi potrebbero venire al pettine.