La campagna elettorale per le amministrative di Bologna si avvicina rapidamente alla volata finale: nella giornata di oggi sono previsti gli ultimi interventi dei candidati sindaco Matteo Lepore e Fabio Battistini prima del silenzio elettorale. Le urne apriranno il 3 e il 4 ottobre e, probabilmente, non sarà necessario il secondo turno. Il punto della situazione.
Anche la campagna elettorale per le amministrative 2021 di Bologna volge al termine, e si appresta a chiudere i giochi con due eventi organizzati dai principali candidati sindaco: da un lato il candidato di centrosinistra Matteo Lepore che organizzerà un evento sul Crescentone con musicisti, esponenti di centrosinistra e liste che lo sostengono; dall’altro il candidato civico sostenuto dal centrodestra Fabio Battistini, che ha scelto piazza San Francesco come palco finale. I due luoghi non sono casuali, e anzi nascondono una contesa già consumata. “Quando i bolognesi vogliono dire qualcosa di importante vanno in piazza Maggiore”, ha rivendicato Lepore, pronto a chiudere la campagna “insieme a tantissime persone che credono nell’idea di Bologna città più progressista d’Italia“. Ma Piazza Maggiore era stata chiesta anche dal centrodestra, stando a quanto sostenuto da Francesco Sassone di FdI.
A giocare a favore del Pd e di tutto il centrosinistra, però, è stato il regolamento: “Ogni partito può esercitare, per una sola volta, il diritto di precedenza sulle altre prenotazioni per comizi con il proprio segretario nazionale o presidente“. Ebbene, se il segretario nazionale sarà impegnato in altre sedi, il Pd ha deciso di giocare la carta Valentina Cuppi, presidente del Pd e sindaca di Marzabotto. Fabio Battistini, candidato civico sostenuto dal centrodestra, avrebbe scelto allora Piazza San Francesco. Una scelta inusuale, vista la colorazione politica molto amica del centrosinistra in quella porzione di città. Eppure, spiega Battistini, la piazza è stata scelta in quanto luogo simbolico di incontro tra esigenze dei residenti e “malamovida”. Al di là delle scelte e delle contese nelle piazze, ad ogni modo, l’ultimo incontro rappresenterebbe più un proforma. A Bologna i giochi delle amministrative 2021 sono fatti e, con ogni probabilità, non ci sarà neanche bisogno del secondo turno.
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Il candidato sindaco dato per favorito, neanche a dirlo, è il candidato Pd del centrosinistra Matteo Lepore. Già assessore alla cultura, con esperienza decennale nella giunta Merola, Lepore è riuscito a raccogliere attorno a sé il sostegno di un fronte molto ampio, che va da liste civiche di sinistra (come Coalizione Civica) ad Anche tu Conti, la lista dell’ex sfidante alle primarie, già dirigente Italia via. Nel mezzo, un panorama variegato, che include anche il portavoce delle Sardine Mattia Santori e il M5s. Lepore, secondo alcuni sondaggi, è dato tra il 58 e il 62%. A contribuire, diversi fattori rintracciabili anche al di fuori delle capacità politiche del candidato sindaco. Innanzitutto, sicuramente ha avuto un ruolo la storica tradizione di centrosinistra di Bologna: dal Secondo dopoguerra in poi la città ha avuto un solo sindaco di centrodestra, Giorgio Guazzaloca (1999-2004). Effettivamente, il momento forse più critico della campagna di Lepore è stato proprio quello delle primarie, alla fine vinte da Lepore, e anche con un buon vantaggio (Conti ha preso il 40%). In secondo luogo, a incidere sui consensi raccolti attorno alla candidatura di Lepore è anche la buona gestione amministrativa di cui Bologna gode da sempre e soprattutto negli ultimi anni.
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Di fatto, a Bologna accade ciò che difficilmente accade altrove: essere un elemento di continuità con l’amministrazione uscente rappresenta un vantaggio, perché i cittadini sono soddisfatti della gestione della città. A dimostrarlo, i dati dei sondaggi: secondo un’analisi fatta da YouTrend a settembre e riportata dal Post, il gradimento per il sindaco uscente Virginio Merola sfiorerebbe il 70%. Tutto questo si riflette in un benessere diffuso, che porta a dati come questo: secondo una ricerca dell’istituto Ipsos per Confindustria, il 90% dei cittadini ritiene che la qualità della vita sia più che sufficiente, buona o ottima. Insomma, dietro il largo consenso raccolto da Matteo Lepore c’è anche un motto semplice ma sempre valido, condiviso implicitamente dagli elettori: squadra che vince non si cambia. Il punto è che gran parte dei bolognesi terrebbe questa Bologna così com’è, lavorando sulle poche ma ripetute criticità. Bologna è un paesone mascherato da città, amano dire i bolognesi, e va bene così.
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Eppure, i desideri dei cittadini sono una cosa, le spinte del progresso sono altre. Il problema è che questa città si candida, per benessere e modello di gestione, a essere una delle città leader non solo d’Italia, ma d’Europa. La chiamata all’appello è partita, i soldi del Pnrr stanno arrivando. E il candidato di centrosinistra sa che il naturale corso storico sta per trainare Bologna da un’altra parte, sa che non può bastare lo status quo: “Bologna non può più essere un’isola felice che si accontenta del suo benessere – dice Lepore al Post – A volte il benessere gioca brutti scherzi“. Per questo Lepore punta alla “città più progressista d’Europa“, per declinare questo scatto in avanti in qualcosa che vada a rinforzare l’anima di Bologna, piuttosto che snaturarla. La domanda allora non “è chi vincerà le elezioni”. La domanda è: il benessere giocherà brutti scherzi?
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