Caso Morisi, la versione di uno dei due ragazzi coinvolti nella serata a Belfiore: “La droga l’ho avuta da lui. Nella cascina eravamo in tre. Mi sono sentito male e sono scappato”. Morisi si difende: “Quella boccetta non è roba mia”.
Luca Morisi , ormai ex responsabile della comunicazione social di Matteo Salvini, è indagato per droga dalla Procura di Verona. Finito nel registro degli indagati per cessione e detenzione di droga (dopo che i carabinieri hanno trovato una sostanza liquida nella sua cascina a Belfiore), contro di lui si uniscono anche le accuse di tre ragazzi fermati lo scorso agosto, i quali avrebbero riferito di aver ricevuto sostanze stupefacenti proprio da Morisi. In particolare, uno dei due ventenni romeni coinvolti nella vicenda ha rotto il silenzio in un’intervista a La Repubblica, dove ha raccontato di quell’incriminato 14 agosto: “Quella notte mi ha distrutto la vita, la droga dello stupro l’ho avuta da lui”.
Il modello: “Tutto ciò che dico è la verità”
Come già precedentemente ricostruito da La Repubblica, le sostanze stupefacenti sarebbero state rinvenute in un cascinale restaurato occupato da Morisi, in quel di Belfiore, sede della sua partita Iva. Le indagini sarebbero partite a Ferragosto, giorno in cui i carabinieri del comando locale hanno fermato un’automobile per un normale controllo. A bordo della vettura vi erano proprio i tre ragazzi coinvolti al momento nell’inchiesta, e che viaggiavano con un flacone contenente del liquido all’interno – una boccetta di Ghb, la cosiddetta droga dello stupro.
Alle domande delle forze dell’ordine, i tre avrebbero raccontato di aver ricevuto quella sostanza da Luca Morisi, “che abita a Belfiore”. E durante una perquisizione nella cascina, i carabinieri hanno in seguito rinvenuto un quantitativo di droga compatibile con l’uso personale, ma la cui detenzione fa comunque incorrere nell’illecito amministrativo e nella sanzione. Per tale ragione, la procura di Verona ha aperto un fascicolo con l’ipotesi di reato prevista dall’articolo 73 del Testo unico sugli stupefacenti. e ha iscritto Morisi nel registro degli indagati”.
Uno dei giovani fermati si chiama invece Petre R., e ha deciso di raccontare la sua versione in merito a quanto accaduto la sera prima del controllo dei carabinieri, alla vigilia di Ferragosto nell’appartamento di Corte Palazzo a Belfiore dello stesso Morisi. Petre, che di lavoro fa il modello e “per necessità anche l’escort”, è stato ascoltato dal Corriere della Sera e da La Repubblica – sebbene le sue versioni non corrispondano completamente con quanto già ricostruito dagli inquirenti e dagli investigatori. Secondo quanto raccontato dal giovane, comunque, lui e l’amico sarebbero stati contattati da Morisi via web per una serata da trascorrere nella sua abitazione, sotto un compenso pattuito di 4 mila euro – che pare non sarebbero poi stati pagati.
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Di quella serata, spiega Petre, esistono le “prove”, con “foto e messaggi che dimostrano che tutto ciò che dico è la verità”. “Eravamo in tre nella cascina – speiga il giovane ai giornalisti – con me c’era anche un mio amico connazionale”. Durante la serata, però, un improvviso malore. “A un certo punto mi sono sentito molto male a causa delle sostanze assunte, sono scappato dall’abitazione e ho chiamato i carabinieri”. Nessun controllo stradale da parte dei carabinieri, dunque, e sarebbe stato lo stesso giovane ad indicare alle forze dell’ordine dove erano nascosti parte dei 2 grammi di cocaina ritrovati nell’abitazione di Morisi.
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Sulla vicenda si sarebbe espressa anche la famiglia di Morisi, che avrebbe parlato di “nessuna violenza, nessuna costrizione, nessuna certezza sull’origine del flacone con il liquido, nessun quarto uomo: le parole del giovane intervistato da alcuni quotidiani confermano che Luca Morisi non ha commesso reati e ora è vittima di una campagna mediatica guardona e di pettegolezzi di un ragazzo che cerca pubblicità o soldi facili”. E lo stesso Morisi si è detto pronto a fornire la sua versione, a spiegare quanto accaduto nella sua abitazione di Belfiore tra il 13 e il 14 agosto. “Quella boccetta non è roba mia”, ribadisce Morisi sui social, mentre il suo legale puntualizza sulla questione relativa al “quarto uomo”: nella cascina a Belfiore, infatti, pare ci fossero realmente soltanto Morisi e i due ragazzi romeni, versione confermata anche dagli inquirenti e dagli investigatori.