La sindaca di Pontassieve, cittadina toscana: “Non si può tollerare questa vergognosa retorica strumentale che si nutre di ignoranza e malafede”
Una scritta “No Green pass”, lunga circa quattro metri e affiancata da una svastica è comparsa questa mattina sul palazzo del Comune di Pontassieve. Degli ignoti hanno compiuto l’atto vandalico la notte scorsa con una bomboletta spray, denuncia l’Amministrazione Comunale. Sull’episodio indagano i carabinieri che stanno visionando le immagini riprese dalle telecamere della zona per risalire ai responsabili.
Poco dopo la scoperta, sono arrivate le dichiarazioni della sindaca di Pontassieve (Firenze), Marini. “Un atto grave e offensivo per tutta la comunità che rappresento. Un gesto contro cui stiamo già agendo come amministrazione”. “Non si può continuare – prosegue Marini – a tollerare questa vergognosa retorica strumentale che si nutre di ignoranza e malafede. Per questo, io e tutta la Giunta presenteremo denuncia e ci costituiremo parte civile contro chi ha imbrattato il Palazzo Comunale”. La denuncia sarà per atti vandalici contro il patrimonio e per apologia di fascismo.
Oltre Pontassieve, l’universo “no green pass”
La parte più spaventosa è che spesso dietro il nome “no green pass” c’è il ceto medio, impaurito dal futuro e dai vaccini. Pensionati, artigiani, lavoratori dipendenti, medici e infermieri No Vax che credono più al controverso virologo online che al sistema sanitario nazionale. C’è chi sul Green Pass fa una questione più che altro economica, e chi dice no all’obbligo vaccinale perché lo vede come una imposizione.
Leggi anche:—>Operai trovati morti in un deposito, aperta indagine per omicidio colposo
Una cosa hanno tutti in comune: i nemici sono i politici e i giornalisti. Questo, infatti, è un momento molto difficile per fare informazione. Tutto è relativo e c’è sempre un esperto da qualche parte nel mondo pronto a contraddirti. Un momento difficile ma di grande responsabilità per politici e divulgatori. Questi, infatti, devono rassicurare ed informare per evitare radicalizzazioni come nel caso di Pontassieve.