Manca la benzina: Regno Unito post Brexit ora mette in campo l’esercito

Manca la benzina nei distributori britannici. Anche se non si tratta di un fenomeno esclusivamente legato alla Brexit, l’uscita dall’UE ha peggiorato le cose. Il governo pensa all’intervento dei militari e a visti «d’urgenza» per lavoratori stranieri.

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File, nervosismo, difficoltà. Trovare un distributore aperto nel centro di Londra è praticamente impossibile. Dopo le code del fine settimana, con incolonnamenti di auto che hanno bloccato snodi importanti, la benzina in molti posti è terminata. Sui social si inseguono le notizie per gli automobilisti: a Croydon c’è un distributore aperto, si legge, e allora via, tutti alla ricerca dell’agognato rifornimento. C’è chi parte alle cinque del mattino, chi nel cuore della notte, per poi arrivare e trovare che pochi minuti prima la benzina è terminata.

Per alcuni l’annuncio vuol dire che lavorare sarà impossibile, che i figli non potranno essere accompagnati a scuola, che i parenti anziani lontani saranno abbandonati. C’è chi non regge allo stress e perde le staffe. Come a Chichester, dove tra automobilisti in fila è scoppiata una rissa. O in un quartiere nel nord della capitale, dove per il nervosismo due uomini si sono presi a pugni.

Perché manca la benzina?

Gli stessi problemi si verificano in diversi punti del paese. Stando alla Petrol Retailers Association, che rappresenta 5.500 distributori indipendenti, le pompe a secco sono tra il 50 e il 90% del totale. Brian Madderson, presidente dell’associazione, ha sottolineato che nel Regno Unito la benzina c’è, ma si trova nel posto sbagliato, «non è dove serve».

Il problema è principalmente logistico e la crisi attuale riporta alla mancanza di camionisti che ha messo in difficoltà supermercati e catene di negozi. Già alcuni mesi fa, le associazioni per i trasporti avevano lanciato l’allarme: all’appello mancavano circa 100.000 guidatori di tir. Se non si tratta di un fenomeno dovuto esclusivamente alla Brexit, il divorzio dall’UE ha sicuramente peggiorato la situazione. I camionisti europei, stando a dati ufficiali, sono dimezzati (da 40.000 a 20.000). Passare il confine con un camion merci significa affrontare controlli aggiuntivi e moduli da riempire, tutto tempo che incide sulle tabelle di marcia.

L’uscita dall’UE significa anche che tanti lavoratori occasionali hanno evitato di trasferirsi in Gran Bretagna. Partire, trovarsi una camera e cominciare subito a lavorare non è più possibile. Il governo sta preparando l’intervento dell’esercito, mossa che allieverà i problemi ma non potrà fornire una soluzione a lungo termine. Le forze armate hanno circa duemila camionisti, un totale insufficiente per far fronte all’emergenza.

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Come seconda misura l’esecutivo ha annunciato nel fine settimana che preparerà un visto veloce per 5.000 camionisti stranieri. Nel frattempo in tanti supermercati mancano la pasta, i pomodori in scatola e altri generi alimentari.

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