Laura Ziliani, la vigilessa uccisa dalle due figlie - meteoweek.com
Il cadavere di Laura Ziliani, in base ai risultati dell’autopsia, non sarebbe stato nel luogo del ritrovamento fin dai giorni successivi alla morte. Lo stato di decomposizione, infatti, non risulta compatibile con le condizioni ambientali dei boschi di Temù, in Valcamonica. Una ipotesi, dunque, è che le figlie Paola e Silvia Zani, insieme al fidanzato della prima Mirto Milani, abbiano nascosto il corpo in un posto non ancora definito.
L’autopsia su Laura Ziliani ha svelato ulteriori dettagli in merito alla sua morte. La ex vigilessa è stata prima avvelenata con il bromazepam, un «composto idoneo a comprometterne la capacità di difesa», e successivamente soffocata dalle due figlie, Paola e Silvia Zani, che sono state arrestate per omicidio volontario aggravato e occultamento di cadavere. Insieme a loro anche il fidanzato della maggiore, Mirto Milani, che le avrebbe aiutate. Il movente, secondo la Procura, sarebbe di natura economica: volevano «appropriarsi del patrimonio familiare» per gestirlo in via esclusiva. Gli esami effettuati dal medico legale, ad ogni modo, oltre a individuare le cause del decesso, hanno rilevato anche ulteriori stranezze in merito alle settimane successive a quest’ultimo. Lo stato di decomposizione del corpo, infatti, non è compatibile con le condizioni ambientali dei boschi di Temù, dove è stato ritrovato.
Il medico legale che ha condotto gli esami autoptici ritiene che «il cadavere di Laura Ziliani sia stato occultato in un luogo che ne ha permesso una discreta conservazione per tre mesi». Dall’autopsia, infatti, «appare poco probabile che esso sia rimasto per un lungo periodo nelle condizioni ambientali che caratterizzavano il luogo del ritrovamento», all’aperto, sottoposto alle intemperie. È possibile, dunque, che le figlie Paola e Silvia Zani ed il fidanzato della maggiore, Mirto Milani, lo avessero situato in un altro luogo, probabilmente al coperto, che ha consentito che venisse successivamente ritrovato nelle condizioni attuali.
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Nei mesi successivi alla scomparsa di Laura Ziliani, avvenuta a maggio scorso, d’altronde, gli indagati avevano fatto ritrovare nei boschi di Temù le scarpe ed i jeans. Un tentativo di avvalorare l’ipotesi che la cinquantacinquenne fosse stata vittima di un incidente in montagna. La versione, tuttavia, non aveva mai convinto gli inquirenti. La donna, infatti, non era mai uscita di casa quella mattina per una passeggiata, come invece avevano sostenuto di fronte ai Carabinieri le due figlie Paola e Silvia Zani. Soltanto a distanza di mesi dal tragico evento la verità è venuta alla luce. Gli indizi di colpevolezza sono innumerevoli.
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