Per Laghi l’accusa è di corruzione in atti giudiziari. Altri cinque indagati per scambio di favori nei procedimenti all’ex Ilva di Taranto
È finito agli arresti domiciliari con l’accusa di corruzione in atti giudiziari l’ex commissario straordinario dell’Ilva, Enrico Laghi. La procura della Repubblica di Potenza in mattinata ha dato esecuzione dell’ordinanza di applicazione della misura cautelare e disposto il sequestro preventivo di una liquidità a sua disposizione di 270mila euro.
L’inchiesta, si legge nella nota diffusa dal procuratore capo di Potenza, su basa su “plurime e convergenti dichiarazioni accusatorie supportate da elementi investigativi di riscontro, hanno fatto emergere un quadro indiziario grave da cui è emerso il sopra descritto ruolo svolto dall’indagato Enrico Laghi nella contestata fattispecie di corruzione in atti giudiziari”.
Il procedimento rientra nell’inchiesta che lo scorso mese di giugno ha portato agli arresti di altre cinque persone, relativamente ai presunti scambi di favori nell’ambito di procedimenti all’ex Ilva di Taranto. Sono finiti in manette: l’avvocato penalista Pietro Amara; il magistrato ed ex-procuratore di Trani e Taranto, Carlo Maria Capristo; Nicola Nicoletti, consulente dei commissari Ilva; il funzionario di polizia Filippo Paradiso; Giacomo Ragno, amico di Capristo e avvocato penalista del foro di Trani.
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“Dalla gestione della procura di Taranto da parte di Capristo, Laghi e Nicoletti, anche accreditandosi attraverso la nomina di Amara quale consulente e legale di Ilva in Amministrazione straordinaria, vedevano riconosciute una particolare e favorevole attenzione alle esigenze di Ilva in As che, a sua volta, si tramutava in un ulteriore beneficio, questo di carattere personale sia per Laghi che per Nicoletti“. Questo è ciò che sostiene la procura di Potenza diretta da Francesco Curcio. Nella nota si fa riferimento a Enrico Laghi, nel suo ruolo di commissario straordinario dell’ex Ilva in Amministrazione straordinaria, tra il 2015 e il 2018.
LE REAZIONI
“A Taranto è stato compiuto uno scempio morale: mentre, secondo le indagini epidemiologiche dell’ISS, i bambini tarantini si ammalavano di tumore del +51% in più rispetto alla media pugliese, in città regnava la corruzione per nascondere il disastro sanitario e ambientale. L’arresto del commissario Laghi, dopo quello del procuratore Capristo, conferma come sulla vicenda Ilva ci sia stata una strategia per nascondere il disastro sanitario e ambientale e per favorire chi ha gestito un impianto che tutti sapevano e continuano a sapere che produce inquinamento e danno alla salute”. Lo afferma in una nota il co-portavoce nazionale di Europa Verde, Angelo Bonelli, commentando gli ultimi sviluppi dell’inchiesta della Procura di Potenza.
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Vincenza Labriola, deputata di Forza Italia, l’arresto di Enrico Laghi “è l’ennesima pugnalata alle spalle per Taranto. Nell’inchiesta anche l’ex procuratore di Trani e Taranto Capristo, gli avvocati Amara e Ragno, il funzionario di Polizia Paradiso e il consulente Nicoletti mostrerebbero ancora una volta come il fallimento tangibile delle politiche messe in campo per l’Ex Ilva hanno prodotto lo zero assoluto rispetto alle emergenze legate allo stabilimento. Certo, la giustizia farà il suo corso e accerterà le responsabilità, le colpe e le eventuali anomalie, ma se fosse confermato il quadro drammatico di favori e favoritismi sarebbe l’ennesimo omicidio di Stato. Della gestione Laghi ciò che resta è un debito di 150 milioni all’indotto locale e gli stabilimenti ridotti ad un rottame senza manutenzione ordinaria e straordinaria, oltre agli incidenti e morti avvenuti dentro e fuori lo stabilimento. Il vaso oramai è colmo il Presidente del Consiglio Draghi pronunci parole chiare per questo ennesimo scempio e dramma”.