L’autopsia effettuata sul corpo di Giacomo Sartori ha evidenziato che il trentenne, che era scomparso a Milano nella notte tra il 17 e il 18 settembre, è deceduto per soffocamento. Sul corpo non c’erano segnali di colluttazione, ma non è ancora possibile escludere alcuna pista. Il giovane è stato ritrovano impiccato in un frutteto di un agriturismo in provincia di Pavia, per cui innanzitutto sarà necessario chiarire cosa lo abbia spinto in quel luogo. Soltanto poche ore prima era stato vittima del furto dello zaino, dove erano contenuti il cellulare aziendale ed il computer. Gli inquirenti attendono di ottenere i tabulati telefonici.
Le ricerche di Giacomo Sartori si sono concluse. Il trentenne, che era scomparso nella notte tra venerdì 17 e sabato 18 settembre a Milano, è stato ritrovato impiccato a Casorate Primo, in provincia di Pavia. Cosa sia accaduto nelle sue ultime ore di vita, tuttavia, è ancora un mistero. Gli amici che lo avevano visto quella sera hanno raccontato che il tecnico informatico, in un locale, aveva subito il furto dello zaino in cui erano contenuti il cellulare aziendale ed il computer. All’interno c’erano anche i documenti e due mazzi di chiave, che erano stati ritrovati poco lontano, accanto ad una panchina dei giardini Montanelli, da un passante, che li aveva consegnati ai Carabinieri. Dopo la rapina il giovane, a detta dei presenti, non sembrava essere particolarmente preoccupato, ma in realtà non sarebbe più tornato a casa. Poco dopo era stata rinvenuta la sua auto. Sei giorni dopo, infine, il macabro ritrovamento. Il corpo appeso al ramo di una quercia all’interno di un frutteto di un agriturismo, con un cavo elettrico legato attorno al collo. L’autopsia, in base a quanto riporta il Corriere della Sera, ha confermato il decesso per asfissia.
Giacomo Sartori e l’esito dell’autopsia
L’autopsia effettuata sul corpo di Giacomo Sartori ha confermato la morte per soffocamento, causato dal cavo elettrico attorno al collo. Il medico legale non ha rilevato evidenti segni di colluttazione che possano far pensare ad un coinvolgimento di altre persone. Non è ancora possibile stabilire con certezza, tuttavia, se il trentenne si sia suicidato oppure se sia stato impiccato da qualcun altro. La Procura di Pavia non esclude alcuna ipotesi. In base ai rilievi, ad ogni modo, sembrerebbe che ci siano stati due tentativi di impiccagione. Uno con una catena, che però non ha retto il peso della vittima e si è spezzato. L’altro quello andato a buon fine, con la prolunga da cantiere. Si attendono, in tal senso, gli esiti degli esami genetici su questi due elementi, quelli degli esami tossicologici e quelli delle analisi di entomologia. Essi permetteranno agli inquirenti di venire a conoscenza con esattezza dell’orario del decesso.
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Un interrogativo da chiarire – che sarà fondamentale per il prosieguo delle indagini – riguarda il motivo per cui Giacomo Sartori si trovasse a Casorate Primo, in provincia di Pavia, quella notte. Una prima ipotesi è che il trentenne originario di Belluno possa avere tentato di seguire i ladri, che gli avevano rubato lo zaino tra le 23.00 e le 23.30 fuori dalla Vineria 2 di viale Vittorio Veneto, tramite il tracciamento del cellulare aziendale e/o del computer. È possibile, in tal senso, che volesse mettere in atto una trattativa per rientrare in possesso dei suoi averi, magari dando in cambio dei soldi. Saranno provvidenziali, per comprendere ciò che è accaduto, i tabulati telefonici, sia del dispositivo personale sia di quello che utilizzava per lavoro e gli era stato sottratto. Resta da capire, infine, perché la vittima non abbia mai dato l’allarme ai Carabinieri né presentato denuncia per la rapina.