La “famiglia” operava in provincia di Caltanissetta. Era responsabile di omicidi, estorsioni e traffico di sostanze stupefacenti
Durissimo colpo dello Stato nei confronti della famiglia mafiosa Sanfilippo, che aveva base a Mazzarino in provincia di Caltanissetta. Un’organizzazione con ramificazioni che si estendevano sull’intero territorio nazionale e in particolare nell’area milanese. L’indagine conclusa dai carabinieri all’alba ha decapitato l’intera ‘famiglia’ portando in cella 55 persone indagate, a vario titolo, per associazione mafiosa, omicidio, estorsioni (consumate e tentate), delitti in materia di armi e di sostanze stupefacenti, aggravati dal metodo mafioso.
L’indagine è stata condotta per ben quattro anni tra il 2017 e il 2021 ed è stata avviata sulla base di elementi info-operativi forniti dal Comando Carabinieri Politiche Agricole e Alimentari che aveva segnalato gli esiti di un’attività di analisi e confronto dei dati presenti nella banca dati SIAN, eseguita sul conto di alcuni dei membri della famiglia mafiosa dei Sanfilippo di Mazzarino che avevano presentato una domanda nell’ambito dei regimi di sostegno previsti dalla politica agricola, benché ininterrottamente sottoposti a misure restrittive della libertà personale.
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I carabinieri hanno così potuto ricostruire l’articolato quadro dei settori economici interessati dalle attività criminali della famiglia mafiosa di Mazzarino, che spaziava dall’agricoltura al traffico di sostanze stupefacenti. In tale contesto, è emersa anche l’attività di pressione estorsiva esercitata dalla consorteria in danno di numerosi imprenditori e operatori commerciali di Mazzarino.
Le indagini hanno permesso di fare luce anche su due casi di “lupara bianca” (ovvero un omicidio mafioso che prevede l’occultamento del corpo della persona assassinata), individuando gli esecutori materiali di due omicidi, commessi nel 1984 e nel 1991 per consolidare la supremazia della famiglia Sanfilippo sui gruppi mafiosi rivali. Dalle indagini è stato possibile delineare anche l’organigramma di una fiorente associazione finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti operante in territorio di Mazzarino e Gela e con un canale di approvvigionamento diretto dalle cosche calabresi.
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Emblematico l’episodio del bacio tra il capoclan di Mazzarino e il fornitore calabrese (della provincia di Vibo Valentia), avvenuto nel carcere di Sulmona e ripreso dalle telecamere interne. Indicativo del fatto che questi fosse pienamente a conoscenza dell’apporto di ciascun componente del gruppo mazzarinese nonché delle dinamiche e delle gerarchie interne allo stesso.