Nella trattativa Stato-mafia la Corte d’Assise si è riunita in camera di consiglio per deliberare la sentenza. Assolti gli imputati principali.
La Corte d’Assise è riunita in camera di consiglio da lunedì. A giudizio gli ex ufficiali del Ros Mario Mori, Antonio Subranni e Giuseppe De Donno, l’ex senatore Marcello Dell’Utri, il boss Leoluca Bagarella e Antonino Cinà.
Trattativa Stato-mafia, assolti gli imputati principali: sentenza storica per la Corte d’Assise
La Corte d’assise d’appello di Palermo ha ribaltato la sentenza di primo grado sul processo per la presunta trattativa Stato-mafia: ha assolto tutti gli imputati principali a cominciare dai carabinieri Mori, De Donno e Subranni. Anche l’ex senatore Dell’Utri è stato assolto. Quanto ai boss mafiosi, prescritte le accuse a Brusca, pena ridotta a Leoluca Bagarella, condanna confermata per Cinà.
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In primo grado erano stati tutti condannati: Mori e Subranni a dodici anni di carcere come dell’Utri, De Donno a otto, insieme al boss Leoluca Bagarella (28 anni) e al medico legato a Cosa nostra Antonino Cinà (12 anni). Tra gli imputati c’era anche un altro politico, l’ex ministro democristiano Calogero Mannino, presunto tramite del ricatto; anzi il promotore della trattativa, secondo l’accusa. Lui ha scelto di farsi giudicare con il rito abbreviato, ed è stato assolto «per non aver commesso il fatto» in tutti i gradi di giudizio.
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Tra la sentenza di primo grado e quella di oggi l’assoluzione di Mannino è diventata definitiva. Due anni e mezzo di dibattimento in appello hanno prodotto la nuova sentenza. Chi si lamentava che quello sulla trattativa Stato-mafia è stato un processo alla storia anziché a singoli imputati accusati di specifici reati, il presidente ha chiarito che: «Può accadere che in un processo che riguarda fatti eclatanti la riscrittura di un pezzo di storia di un Paese sia un effetto inevitabile del lavoro delle parti processuali che hanno concorso a scavare nei fatti; ma lo scopo del processo d’appello è verificare la tenuta della decisione di primo grado sotto la lente d’ingrandimento dei motivi d’appello. Gli imputati sono persone in carne e ossa che saranno giudicate per ciò che hanno o non hanno fatto, questo è l’impegno della corte».