Un lavoratore è stato diffamato quando, mentre era in ferie, sulla chat aziendale hanno scritto, invece, che era in carcere.
Un lavoratore è stato diffamato mentre si trovava in ferie: «Lo hanno arrestato per droga», così ha scritto un collega sulla chat aziendale. Il caso è stato riportato dal Corriere della Sera.
Mentre il lavoratore si stava godendo con la famiglia alcuni giorni di ferie in Sardegna, un suo collega ha scritto nella chat aziendale che in realtà era assente dal lavoro perché «lo hanno arrestato per droga, adesso si trova in carcere per spaccio di stupefacenti».
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La frase sopracitata è una menzogna, una calunnia contro il collega dettata da invidia, o forse da un dissidio pregresso o un malinteso. Un’infamia che per nessuna ragione è possibile giustificare e che il responsabile non ha mai provveduto a rettificare o smentire. Nei giorni successivi, chattando con lo stesso gruppo privato su Whatsapp, aveva ulteriormente calcato le mano con i colleghi per convincerli: «Ma come, non avete letto? C’era la notizia del suo arresto anche sui giornali».
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La strana vicenda ha avuto luogo nell’estate 2018, in un’importante azienda veronese con circa ottocento dipendenti: una piccola-grande comunità, dove tutti conoscono tutti. Il malcapitato e ignaro «bersaglio», infatti, di ritorno dalle ferie si è trovato al centro dell’attenzione. Veniva indicato, additato ed evitato dai colleghi, senza capirne il perché. E in tutto questo il poveretto, non essendo iscritto a quella chat interna, non capiva il perché. Quando gli è stato chiesto del suo presunto arresto ha proclamato la sua innocenza.
L’uomo ha iniziato ad indagare finché non è risalito al collega «calunniatore», che aveva ideato la bugia. La vittima, difesa dall’avvocato Michele Zantedeschi, ha sporto denuncia per «diffamazione a mezzo social network»: il caso è finito dal giudice di pace Licata, che ha dichiarato estinto il procedimento per l’avvenuta offerta risarcitoria di duemila euro. La vittima, però, non è soddisfatta del risarcimento proposto e insieme al suo avvocato chiederà una forma di risarcimento ben diversa.
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