Il medico chirurgo, positivo al Covid-19, ad aprile dello scorso anno ha violato la quarantena per operare una paziente.
«Dovevo salvare una vita»: è questa la spiegazione data da Gianluca Iob, il medico di chirurgia vascolare che nell’aprile del 2020 operò una paziente nonostante fosse positivo al Covid-19 e quindi in quarantena. Il processo che lo vede coinvolto si è aperto oggi. Con lui, a processo anche Pier Eugenio Nebiolo, che in quel periodo era il Direttore Sanitario della USL e Luca Cavoretto, il responsabile del 118.
L’accusa
Il medico chirurgo, positivo al Covid-19, non avrebbe dovuto lasciare la sua abitazione poiché in quarantena. Venne, però, in realtà prelevato e caricato su una ambulanza del 118. Da lì, direttamente in sala operatoria. Come Gianluca Iob, anche per il Direttore Sanitario della USL e per il responsabile del 118 l’accusa è di aver violato la quarantena.
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È stato Pier Eugenio Nebiolo stesso ad autorizzare con una email il Dottor Iob a svolgere l’intervento. E l’accusa sostiene che, essendo il medico positivo al Coronavirus non avrebbe potuto recarsi in ospedale. In questo modo, Gianluca Iob ha anche violato l’ordinanza di isolamento domiciliare emessa dal vicesindaco, Antonella Marcoz. Diversa la posizione dell’avvocato della difesa, Corrado Bellora il quale sostiene che non sia stato commesso alcun reato poiché «è stata salvata una vita umana».