L’Italia è una delle nazioni dove chiedere un mutuo costa meno. Ce lo conferma lo studio di Facile.it e Mutui.it che hanno analizzato gli indici registrati in 14 Stati nel mondo.
Il settore immobiliare ha subito danni considerevoli a causa della pandemia. Con il ritorno graduale alla normalità il mercato ha però registrato un calo consistente dei tassi applicati ai mutui raggiungendo i minimi storici e portando una ventata di ottimismo. Facile.it e Mutui.it hanno analizzato gli indici registrati in 14 Stati nel mondo scoprendo come, fra questi, l’Italia sia la nazione dove chiedere un mutuo costa meno.
L’analisi, effettuata sui valori registrati ad agosto, ha considerato un immobile dal valore di 180.000 euro, una richiesta di finanziamento di 120.000 euro ed un piano di restituzione pari a 20 anni. In Italia, nel periodo analizzato, questo tipo di finanziamento era indicizzato con TAEG tra 0,88% e 0,98% se fisso e fra 0,67% e 0,77% se variabile. Il migliore fra le 14 nazioni dell’indagine.
Guardando unicamente al tasso fisso e al TAEG, in Europa solo la Germania tiene il passo del Bel Paese, dove il mutuo viene indicizzato a partire dall’1,18%. Male la Spagna dove il finanziamento è indicizzato dall’1,64% e il Portogallo a partire dall’1,91%. Le indicizzazioni del tasso fisso, considerando ancora una volta il TAEG, partono dal 2,30% in Norvegia e dal 2,40% nel Regno Unito. In Albania e in Grecia (dove è stato possibile rilevare solo il TAN) i mutuatari si trovano a pagare tassi altissimi, rispettivamente, al 3,00% e al 3,20%.
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L’analisi è andata oltre l’Europa, considerando come indice di riferimento di ciascuna nazione, il TAN, e non il TAEG. Se si guardano i tassi fissi, gli indici partono dall’1,44% in Canada, dall’1,89% in Australia, dal 2,13% in Giappone e dal 2,25% negli Stati Uniti. Con tassi variabili, invece, il Canada è l’unico Stato che, con un TAN dello 0,98%, si avvicina a quello del nostro Paese; In Giappone i valori rilevati partono dall’1,41%, dall’1,83% negli Stati Uniti, fino all’1,85% dell’Australia.
Per quanto riguarda Russia e Brasile la storia è differente: I tassi fissi rilevati sono calati nel corso dell’ultimo anno, eppure se paragonati a quelli italiani, risultano davvero proibitivi; si parte rispettivamente dal 4,95% e dal 6,70%.
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“Nonostante alcune differenze significative – commenta Ivano Cresto, managing director prodotti di finanziamento di Facile.it – come nel caso dell’Albania o della Grecia, i tassi nell’area Euro restano abbastanza allineati tra di loro dal momento che tutti gli Stati utilizzano gli stessi indici di riferimento (Irs e Euribor). Le variazioni del costo del denaro sui mutui, quindi, sono riconducibili a dinamiche competitive tra gli istituti di credito presenti in ciascuna nazione. Se, invece, si guarda al di fuori dell’Ue, dove l’inflazione è già ripartita, ad esempio negli Stati Uniti, i tassi sono più alti; se questa dovesse aumentare anche in Europa, allora possiamo aspettarci un rincaro degli indici in tutto il continente, Italia inclusa”.
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