Sono diverse le strategie attuate dai no vax per scaricare in modo illegale il green pass. Dai tamponi falsi ai codici copiati, ecco come fanno
Sono diversi gli stratagemmi adottati dai no-vax per scaricare illegalmente il green pass, come riporta Il Corriere della Sera. Quello più usato è il più facile. Il green pass giunge sul cellulare con un QR Code e di quel codice basta fare uno screenshot e inviarla. La persona che riceve il messaggio col codice la mostra e ha così accesso nei bar, ristoranti, scuole, asili, cinema ecc. («ovunque non ci sia controllo da parte delle forze dell’ordine o di un pubblico ufficiale, per evitare rischi»).
Le persone che controllano inquadrano il QE con l’app di un altro cellulare (e non chiedono i documenti), dopodiché compare una spunta verde e si può entrare. Il Corriere della Sera, dopo aver ricevuto varie segnalazioni ha provato a verificare se realmente funzionasse ed è così. Non è però possibile fare una stima di quanto sia diffuso questo genere di aggiramento del green pass.
Intanto nei giorni scorsi l’Ats di Milano ha scoperto un altro tentativo di avere la carta verde senza averne i requisiti: hanno infatti provato a chiederlo con tamponi positivi falsi. Infatti il green pass viene dato anche a chi ha contratto il Coronavirus. Finora vi sono stati sette casi di questa truffa a Milano. Gli esiti falsi di questi tamponi non apparivano nella banca dati del ministeri perché i test non erano stati realmente effettuati.
Una verifica nella farmacia in cui i cittadini avevano detto di aver fatto il tampone ha consentito all’Ats di scoprire l’imbroglio. Questo ha portato alla denuncia delle persone coinvolte. Anche tra il personale sanitario c’è chi cerca di aggirare l’obbligo di vaccinazione. L’ultimo rapporto del governo dice che il 94% dello staff di questo settore ha terminato il ciclo di vaccini.
Nel 6% dei sanitari scoperti ci sono pensionati ancora iscritti agli ordini, professionisti che lavorano all’estero, persone che per ragioni di salute non possono essere inoculate e i no-vax. Tra questi ultimi c’è chi cerca di sfuggire ai controlli evitando di sfuggire al postino che la porta la raccomandata in cui si esorta a fare il vaccino, o va a ritirarla più tardi che può.
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Nella lettera dell’Ats l’operatore deve rispondere entro 5 giorni. Se non arriva alcuna risposta, parte lo stesso la sospensione, che viene inviata al datore di lavoro o all’ordine di riferimento. Altri prendono appuntamento per fare il vaccino ma poi lo rimandano più volte e questo insospettisce gli addetti ai controlli.
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Altri operatori sanitari scelgono di andare per vie legali per rifiutare di vaccinarsi rivolgendosi al Tar. I giudici amministrativi non hanno permesso la sospensione. A Milano e Brescia si aspetta la sentenza per ottobre.
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