Il Tribunale di Roma ha riconosciuto la famiglia dei Casamonica come una associazione di stampo mafioso. Al termine di un processo durato due anni, oltre una quarantina di condanne sono state emesse nei confronti dei suoi esponenti. Tra i reati contestati anche estorsione, usura e detenzione illegale di armi. Alfonso Sabella, magistrato che è stato pm antimafia a Palermo e assessore alla legalità a Roma nella giunta Marino, ha commentato la sentenza.
Il processo nei confronti dei Casamonica si è concluso dopo due anni. I giudici della X sezione penale del Tribunale di Roma hanno riconosciuto l’associazione di stampo mafioso per l’organizzazione criminale attiva nell’area est della Capitale. Una quarantina di condanne, in totale, sono state emesse. In particolare, trent’anni di carcere al boss Domenico Casamonica. Tra i reati contestati agli esponenti del clan anche estorsione, usura e detenzione illegale di armi. A commentare l’attesa sentenza, in una intervista concessa a La Stampa, è stato il magistrato Alfonso Sabella, che in passato ha ricoperto la carica di sostituto procuratore del pool antimafia di Palermo di Gian Carlo Caselli e di assessore alla legalità di Roma Capitale con delega sul litorale di Ostia nella giunta Marino.
Sabella sul clan Casamonica
“La sentenza è molto importante sul piano giudiziario ma, da cittadino romano, dico che non può essere considerata fondamentale. Credo che in certi quartieri di Roma Est non ci fosse bisogno di una sentenza per sapere chi sono i Casamonica, come gli Spada a Ostia”. Così il magistrato Alfonso Sabella si è espresso in merito all’esito del processo del Tribunale di Roma. “Una sentenza può dipendere da fattori mutevoli: un errore di tattica processuale, un’intercettazione poco comprensibile, un teste smemorato, un’interpretazione giuridica controversa. Per questo la società civile deve maturare una consapevolezza autonoma”.
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L’ex pm antimafia di Palermo, inoltre, ha voluto sottolineare che la Capitale non è una città mafiosa e che “forse, grazie al lavoro svolto negli ultimi anni da magistrati e forze di polizia, non lo sarà mai”. Allo stesso tempo, tuttavia, ha alcuni problemi dettate dalla presenza di organizzazioni mafiose sul territorio. “Esistono per un inesorabile e costante arretramento dello Stato, e per il dilagare di un fenomeno più grave della mafia, la corruzione pubblica, che ne rappresenta il brodo. E non parlo dei politici, ma dei burocrati. I funzionari comunali, per esempio, che hanno consentito ai Casamonica di costruire una villa abusiva nel cuore di Roma”.
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In passato, d’altronde, Alfonso Sabella ha ricoperto il ruolo di assessore alla legalità di Roma Capitale. Una scelta che non rifarebbe. “Mai. Per quei dieci mesi maledetti ho pagato un prezzo troppo alto: personale, professionale, umano, economico”. Il che vuol dire ”dieci mesi da assessore a stipendio dimezzato, otto mesi dopo le dimissioni senza stipendio in attesa di tornare in toga, sei anni di confino a Napoli con 700 euro al mese di spese di viaggio”, ha concluso.