VI edizione di Verdi Off, il Maestro viene ritratto vestito da donna sul manifesto promozionale. La polemica dei senatori della Lega: “Scelta piegata al nuovo conformismo ideologico Lgbt”. Immediata la replica degli organizzatori: “Omaggio alla sua modernità”.
In occasione della VI edizione di Verdi Off, in quel di Parma è stata organizzata una serata nel Teatro Regio “nel segno della libera espressione di sè, lasciando fuori pregiudizi, stereotipi e convenzioni”. “Partendo dal progetto di Graham Vick, portato in scena da Jacopo Spirei, che affronta il tema dell’identità di genere e del travestimento, il pubblico degli Under30 che prende parte alla prova dell’opera ‘Un ballo in maschera’ è invitato a vestirsi nel modo che più lo rappresenta o che rappresenta quella parte di sé che generalmente resta nascosta”, recita infatti il manifesto che invita all’evento a partire dalle 20:00 di lunedì 20 settembre. E a trionfare sul volantino promozionale, un’immagine di Giuseppe Verdi vestito da donna, con tanto di seni prosperosi e giacchetta rosa. Un escamotage pubblicitario, questo, che non è piaciuto affatto ai senatori leghisti.
A pubblicizzare la VI edizione di Verdi Off, Verdi si è travestito da dandy, in posa davanti al Battistero, o ha indossato vistosi auricolari azzurri per ascoltare la musica dal suo smartphone; e ancora, è diventato un rapper, ed è salito persino in sella a una bici, scorrazzando con due barboncini nel cestino. Tuttavia, l’immagine del Festival Verdi di Parma a destare “scalpore” è stata quella in cui il Maestro è stato ritratto da donna, in occasione della “Queer night“. Un affronto, per i senatori leghisti Maria Gabriella Saponara e Maurizio Campari, che hanno additato alla trovata pubblicitaria come una “scelta piegata al nuovo conformismo ideologico Lgbtq+ che si vuole imporre a tutto il Paese”.
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“A Parma un manifesto di Giuseppe Verdi transgender, raffigurato con seno e indumenti femminili, ce lo saremmo risparmiato, ma oggi ogni cosa viene piegata al nuovo conformismo ideologico Lgbtq+ che si vuole imporre a tutto il Paese. Anche la cultura e la tradizione vengono strumentalizzate per farne propaganda”, si legge nella nota congiunta degli gli esponenti del Carroccio. “Senza voler entrare nel merito dell’iniziativa – proseguono – non è sopportabile vedere Giuseppe Verdi rappresentato in un tale modo, un’immagine fortemente offensiva per il Maestro, priva di rispetto e decoro“. Al ministro alla Cultura Franceschini, Saponara e Campari hanno presentato un’interrogazione in cui chiedono se abbia intenzione di prendere iniziativa «per far cessare questo utilizzo improprio dell’immagine del Maestro Verdi”.
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Non è tardata ad arrivare, però, la replica di Anna Maria Meo, direttrice generale del Teatro Regio di Parma e direttrice artistica del Festival Verdi. “La Queer night – spiega Meo – vuole rendere omaggio alla modernità di Verdi, che è sempre stato uomo e artista precursore dei tempi, anticonformista per eccellenza, come dimostrano le sue scelte di vita e le pesanti censure subite sul piano artistico e sul piano personale”. “Il Festival Verdi – sottolinea la direttrice – presenta nella prima versione ambientata in Svezia alla corte di Gustavo III, così come originariamente concepita per il debutto a Roma prima che i censori pontifici intervenissero con pesanti cambiamenti da cui è derivata la trasposizione della vicenda nella Boston coloniale, senza che alcun esplicito riferimento alla omosessualità del sovrano fosse possibile”.
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