La telecamera di video sorveglianza posta in piazza Meardi, luogo in cui l’assessore della Lega Massimo Adriatici ha sparato al marocchino Youns El Boussettaoui, non è di aiuto all’inchiesta
Le immagini della telecamera di video sorveglianza posta in piazza Meardi, a Voghera, poteva costituire la prova chiave nell’inchiesta sulla morte del marocchino Youns El Boussettaoui. La telecamera avrebbe potuto filmare l’incontro di El Boussettaoui e l’assessore alla sicurezza Massimo Adriatici, riprendendo quando si sono trovati vicini, lo schiaffo del marocchino all’assessore che poi è caduto a terra, e il movimento della pistola di Adriatici, carica e senza sicura, da cui parte lo sparo che ha ucciso il nordafricano. Non c’è però alcuna traccia di quel video.
Dopo la morte di El Boussettaoui, gli inquirenti hanno trovato tre telecamere che hanno l’occhio rivolto sulla piazza in questione. Una non ha eseguito riprese utili alle indagini perché non inquadrava la zona in cui è avvenuta la sparatoria. La seconda ha ripreso solo la prima parte dello scontro, in un filmato diffuso online, ma non il momento in cui è occorso lo sparo e la posizione in cui erano El Boussettaoui e l’assessore.
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E poi la terza telecamera, che però, nonostante abbia la visuale migliore, ha prodotto video di qualità scadente, definiti quindi non utili. Secondo una prima versione data dai funzionari del Comune di Voghera poco dopo lo scontro, ai difensori della famiglia di El Boussettaoui, Debora Piazza e Marco Romagnoli, i vetri di quella videocamera sarebbero coperti di resina.
Ma un sopralluogo dei due legali, il giorno seguente documenta che la videocamera è pulita. A quel punto, gli viene detto che c’erano stati intanto lavori di pulizia, registrati in un filmato mai ricevuto. Lo scorso 13 settembre, durante il sopralluogo dei Ris in piazza Meardi, ai telecameri viene detto che la telecamra non funzionava e che non ha filmato i momenti decisi della sparatoria a causa di presenza d’acqua, il che avrebbe creato danno alla qualità dei video.
«La domanda che qualsiasi persona di buon senso deve porgersi», dice l’avvocato Romagnoli, «è come mai viene riferito in un primo momento che esiste un video delle operazioni di pulizia, se poi si dice che la telecamera non era sporca ma danneggiata dalla presenza di acqua. Dopo la versione della resina, avevamo già contattato uno specialista che ci spiegasse se è possibile che la resina degli alberi possa aderire sul supporto plastico della telecamerra. Poi c’è stato il cambio di versione», ha chiosato.
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Ecco perché i legali della famiglia di El Boussettaoui vogliono rivolgersi all’azienda che ha prodotto le telecamere per chiedere se sia possibile che uno strumento progettato per funzionare anche in presenza di agenti atmosferici possa non aver funzionato e non filmare ciò che accade a pochi metri di distanza.