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Economia

Bebanking e povertà: due facce della stessa criptomoneta

Tutti abbiamo sentito il celebre ed amaro aforisma in base al quale fondare una banca sarebbe un crimine assai peggiore rispetto a rapinarla.

Ma al di là del giudizio che possiamo avere sulle banche è innegabile che senza i loro servizi sarebbe tutto più complesso. Pensiamo a quanto diamo per scontati i servizi erogati da questi istituti. Eppure ci sono persone che per una serie di ragioni anche molto diverse ne sono escluse. E’ il cosiddetto debanking. Chi ne è colpito può fare poco più che vivere alla giornata. Ma ad essere soggetti a questa assenza di servizi bancari, come vedremo sono soggetti assai diversi.

I tanti volti della povertà

Partiamo in questo viaggio nel debanking dall’Australia. Una commissione del Senato australiano sta ascoltando vari imprenditori. Hanno raccontato ai legislatori australiani una storia di emarginazione dall’accesso al sistema bancario che li ha duramente colpiti. La loro colpa era quella di essere imprenditori nel mondo delle criptovalute. Con il sospetto che crypto equivalesse necessariamente a riciclaggio essi sono stati tagliati fuori dai servizi bancari.

Il nostro viaggio continua nei paesi del sudest asiatico. Di nuovo troviamo il debanking e di nuovo le criptovalute. Ma stavolta gli attori principali del nostro film recitano in due ruoli assai diversi. In tanti paesi del sudest asiatico la valuta locale subisce una svalutazione contro la quale le locali banche centrali hanno spesso le armi spuntate. Ma allora che fare? Non basta. Le banche retail di questi paesi altrettanto spesso sono gravate da tassi elevatissimi di corruzione. Dunque i cittadini di questi paesi sono costretti a depositare in una banca, una valuta che farà una brutta fine o a causa della corruzione della stessa banca oppure a causa dell’inflazione.

Crypto e povertà: uno strano legame

Ecco che in questi paesi le crypto sono un’ancora di salvezza. Rappresentano un antidoto sia alle mancanze della banca centrale e a quelle delle banche al dettaglio. E c’è un indice che monitora l’adozione delle crypto nella vita di tutti i giorni dalla gente. Si chiama Global Crypto Adoption Index di Chainalysis ed è molto prezioso. Vediamo continuamente i grafici roboanti che dimostrano le quotazioni delle criptovalute. Ma quella è solo speculazione. Questo indice invece dimostra il grado di adozione delle crypto per far fronte ai bisogni di tutti i giorni. Vietnam, India, Pakistan: è al caldo umido della diffidenza monsonica che l’adozione di queste crypto (ripetiamo la loro adozione concreta) è cresciuta dell’880%.

Il nostro viaggio prosegue ed approda in una terra liquida, quella dei migranti. Secondo voi a quale istituto di credito si affida chi deve lasciare tutto? A quello che si trova nel suo smartphone. Numero osservatori internazionali sottolineano come le crypto siano un’opportunità in numerosi contesti di migrazione. Il caso è tornato d’attualità con l’Afghanistan, ma chi segue questi fenomeni sa che è stabilmente in crescita tra le persone costrette alla migrazione.

Una risposta al debanking

Il nostro viaggio finisce nei ricchi ed opulenti Stati Uniti d’America. Nei ricchi USA la moda delle crypto è sempre più forte. Pensionati, ragazzini, businessman, tutti ci investono. La SEC, l’autorità che vigila sulla borsa è assediata da lobbysti che la implorano di approvare ETF sulle criptovalute. Ma usa influente senatrice, Elizabeth Warren vi si oppone. La Warren sottolinea come le crypto siano pericolose per gli eccessi speculativi ai quali espongono il mercato. Infatto sono tanti a mettere in guardia contro una tremenda bolla speculativa che gli aumenti dissennati delle crypto stanno mettendo a segno.

Se dovesse scoppiare la crisi dei subprime potrebbe sembrare uno scherzo al confronto. Eppure anche la senatrice Warren così critica nei confronti di questa moneta virtuale garantita dalla blockchain, la salva solo per un aspetto.

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Potrebbe offrire una risposta al problema di quei milioni di americani che sono in debanking. Sono i paradossi di un mondo che non ha mai affrontato le tante facce della povertà e dell’esclusione. Di un mondo favela e come nelle favelas, alle volte i poveri trovano nuovi usi per cose create dai ricchi.

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Forse prima o poi la bolla scoppierà. E sarà un disastro per gli speculatori. Ma forse da quelle macerie emergeranno le vere virtù di queste monete, lontane dagli eccessi degli aspiranti miliardari, ma forse di qualche utilità nello smartphone di chi non può entrare in banca. 

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