Green Pass obbligatorio a lavoro. Salvini all’angolo rischia di scontentare tutti

Nel governo prosegue il lavoro sull’estensione dell’obbligo di Green Pass: è prevista per oggi alle 16 la riunione del Consiglio dei ministri per approvare un nuovo decreto legge che dovrebbe estendere l’obbligo a tutti i lavoratori a partire da ottobre. Il governo sul Green Pass tira dritto, ignorando le richieste della Lega rappresentata da Matteo Salvini. Un altro nodo da sciogliere rappresenterà i tamponi gratuiti: sindacati e Lega chiedono che non siano a carico dei lavoratori, ma Draghi sembra pensarla diversamente. 

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MeteoWeek.com (Photo by Emanuele Cremaschi/Getty Images)

In questo altalenarsi di posizioni della Lega, ci eravamo lasciati con un duplice fronte interno al partito, ormai lampante nonostante i tentativi di mascherare i dissidi interni: da un lato la linea governativa rappresentata dal ministro Giorgetti e dai governatori del nord, più vicina alle posizioni di Draghi che a quelle di Salvini; dall’altro la linea del leader della Lega Matteo Salvini – appunto – che prosegue nella sua campagna di frenata contro il vaccino obbligatorio e il Green Pass. Su quest’ultimo punto sono state diverse le posizioni del partito, che dopo un no secco e vari tentativi di ostacolarne l’approvazione, di recente ha posto l’accento su un’altra richiesta: i tamponi gratuiti. Tuttavia, anche questa posizione – condivisa con i sindacati – potrebbe non ottenere una piena realizzazione. Non solo il governo è al lavoro per approvare un nuovo decreto legge che dovrebbe estendere l’obbligo di Green Pass a tutti i lavoratori a partire da metà ottobre. Non solo su questo punto l’esecutivo decide di ignorare le richieste della Lega, che in maggioranza è accerchiata da un sì Green Pass quasi unanime. C’è anche un altro fattore: il governo non sembra intenzionato a concedere la gratuità dei tamponi ai lavoratori che decidono di non vaccinarsi, lasciando il costo del test a carico del lavoratore. Per capire che indirizzo prenderà il dossier, tuttavia, sarà necessario attendere il Consiglio dei ministri di oggi, previsto per le 16.

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Le tappe

Un’anticipazione su quanto deciso ci è fornita dalle prime dichiarazioni emerse nella giornata di ieri, mercoledì 15 settembre: i sindacati Cgil, Cisl e Uil hanno riferito che l’intenzione del governo è di approvare un singolo decreto valido sia per i lavoratori del pubblico che del privato. Tuttavia, i dettagli di questa linea saranno esaminati e stabiliti in mattinata dalla Cabina di regia e dalla Conferenza delle regioni. Fonti di governo avrebbero già riferito ai giornali l’idea generale di applicazione dell’obbligo: per il settore pubblico sarebbe prevista la sospensione dal lavoro e dallo stipendio in caso di assenza per cinque giorni perché sprovvisti di certificazione; per il settore privato la sospensione scatterebbe dopo un giorno di assenza.

Sui tamponi, invece, il governo starebbe valutando – al massimo – la gratuità dei tamponi solo per un periodo iniziale, ma su questo punto l’esecutivo sembra più orientato a lasciare il tampone a carico del lavoratore. Il motivo è lampante: se il Green Pass è utilizzato dal governo come strumento di persuasione per convincere le persone a vaccinarsi, la gratuità dei tamponi potrebbe complicare questa “opera di persuasione”. Di fronte a questa posizione, i sindacati ribadiscono: i costi della sicurezza sul lavoro non devono mai essere a carico del lavoratore.

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Green Pass, Salvini e il fronte diviso della Lega

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MeteoWeek.com (Photo by Valerio Pennicino/Getty Images)

Fa eco Giorgia Meloni: “Se viene imposto il Pass allora i tamponi siano rapidi e gratis“. E dove fa eco Meloni, fa eco anche Salvini, che a tratti è anche disposto ad accettare il Green Pass esteso, ma chiedendo tamponi gratis per tutti. Stando a quanto riportato dal Corriere, nella Lega sarebbe in corso un’interlocuzione interna per stabilire una posizione quanto meno condivisa sul Green Pass, se non proprio definitiva. E’ stato questo l’obiettivo di una riunione tra il vicesegretario Giancarlo Giorgetti, i capigruppo parlamentari e Salvini in collegamento. L’idea è di avvicinare il più possibile il provvedimento alle famose cinque richieste della Lega, esposte in un documento ufficiale firmato dal leader del partito e dai governatori a inizio settembre. In questo senso, probabilmente, sarà Giorgetti il punto di raccordo tra le richieste del leader della Lega e le posizioni del governo. Un punto di equilibrio che la Lega deve trovare il prima possibile. Anche per il bene di tutto l’esecutivo.

La mezza opposizione della Lega

Fino a questo momento la Lega, infatti, ha portato avanti un’opera di opposizione interna relativa sia al nuovo decreto, sia all’approvazione del decreto Green Pass risalente a luglio (quello sui trasporti a lunga percorrenza e sul personale scolastico). La Lega aveva assicurato il suo appoggio durante la discussione alla Camera, ma poi aveva votato con FdI per l’abolizione dell’obbligo in alcune circostanze. Alla votazione finale alla Camera il decreto è passato anche con i voti della Lega, ma sono stati solo 45 i deputati presenti in aula (su un totale di 132). Al Senato la Lega, nella giornata di ieri, ha approvato il Green Pass di luglio, ma sulla votazione favorevole pesa un importante fattore di persuasione: il governo aveva posto la fiducia. Come se non bastasse, la posizione della Lega, già di per sé complessa, si complica ancor più se si va a guardare all’interno delle Commissioni: il partito nella Commissione Cultura della Camera aveva votato contro la maggioranza nell’approvazione del “decreto Green Pass bis” (il provvedimento è passato ugualmente).

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Qualche osservazione su Salvini e Green Pass

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Insomma, nonostante quanto affermato dai principali esponenti di partito, la posizione della Lega è palesemente ambigua, e potrebbe esser riassunta in questo modo: Salvini non vuole il Green Pass, la maggioranza sì, Giorgetti anche, Salvini frena il più possibile, si rende conto di esser accerchiato. A quel punto adotta una strategia semplice: far votare contro il Green Pass ogni qual volta il voto contrario della Lega risulti, in fin dei conti, innocuo per il governo. Il problema è che la politica non è fatta solo di numeri, di conteggi alle votazioni, ma di persone che si trovano a dialogare sulla base di un obiettivo comune. Ebbene, l’obiettivo della maggioranza è lo stesso obiettivo di Giorgetti, ma non lo stesso di Salvini.

In questo modo Salvini si espone a una serie di rischi: ogni volta che Salvini ingaggia una battaglia “innocua” contro il Green Pass, lui vede un punto segnato sul campo della battaglia identitaria, ma l’elettorato concorde potrebbe vedere l’ennesima partita persa; ogni volta che Salvini si schiera contro il Green Pass, l’altra parte di elettorato a favore dell’estensione per motivi anche economici vede un leader che sbaglia obiettivo. Come affermato da un parlamentare della Lega riportato dal Corriere: “Gli elettori no vax voteranno Lega. Ma gli altri?“. E last but not the least, ogni volta che Salvini alza la voce e ritratta su questioni di questo tipo, lascia a Giorgetti il compito della sintesi. Di fatto, incentiva una strana opera di autocommissariamento, accettando indirettamente ciò che molti iniziano a sospettare.  Così Salvini rischia di scontentare tutti, persino se stesso.

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