Il Green Pass da ottobre diventerà obbligatorio per i lavoratori pubblici e privati: la decisione verrà ufficializzata quest’oggi nel corso del Consiglio dei Ministri. Il nuovo decreto del Governo ha creato, tuttavia, non poche polemiche. Raffaele Guariniello, esperto di normative sul lavoro, ritiene che la disparità nei trattamenti per i dipendenti non dia aiuto al Paese. Da qui l’appello alla realizzazione di norme che siano «coerenti».
La linea del Governo del Premier Mario Draghi, in merito all’estensione del Green Pass, sembrerebbe ormai essere ben definita. Il certificato verde, con il nuovo decreto, diventerà obbligatorio per tutti i lavoratori – pubblici e privati – a partire da metà ottobre. Un provvedimento che fa storcere il naso a tanti, che credono sia in realtà una spinta non troppo velata verso una adesione – divenuta ormai sempre più imprescindibile – alla campagna di vaccinazione. A parlarne, nel corso di un’intervista a Fatto, è stato Raffaele Guariniello, giurista esperto di normative sul lavoro, il quale ha evidenziato le incoerenze presenti nelle norme attualmente in vigore sul tema. Esse sono ben quattro e mettono in atto alcune diversità di trattamento in base ai diversi settori.
“Capisco la difficoltà della materia e la gradualità dettata da ragioni di ordine politico, ma l’importante è dare soluzioni coerenti che non introducano disparità di trattamento tra lavoratori. Al momento la situazione merita di essere migliorata”. Così Raffaele Guariniello ha commentato l’ipotesi (ormai prossima a diventare realtà) che il Green Pass diventi obbligatorio anche per dipendenti pubblici e privati. Il problema delle discriminazioni, tuttavia, è presente già da alcune settimane nel Paese, in virtù dei diversi provvedimenti presi finora per alcune categorie: dai medici agli operatori scolastici. “Il problema principale è la sorte del lavoratore non vaccinato.In base al Tusl (il Testo unico sulla sicurezza sul lavoro, ndr) il datore è tenuto ad adibire il lavoratore eventualmente ritenuto inidoneo dal medico (nel nostro caso il non vaccinato, ndr) ad altra mansione “ove possibile””, ha evidenziato l’esperto.
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La situazione, in base a quanto contenuto nei nuovi decreti, è tuttavia ben diversa. Da un lato per il personale scolastico. “Il decreto 111 che dispone l’obbligo del pass per il personale scolastico e universitario è invece più drastico: l’inosservanza dell’obbligo è considerata assenza ingiustificata e dal quinto giorno si è sospesi dal lavoro e non sono più dovuti retribuzione e compensi. E questo vale anche per per i lavoratori esterni che entrino in contatto con le strutture scolastiche. Una deroga – seppur in vigore fino al 31 dicembre 2021 – al Tusl”. Dall’altro, anche per medici e operatori sanitari, che hanno l’obbligo di vaccinarsi. “Qui il datore deve destinare ad altra mansione e, in caso di impossibilità, si incorre nella sospensione dallo stipendio. Infine per i lavoratori delle Rsa, anch’ essi soggetti all’obbligo: l’inosservanza comporta l’immediata sospensione dal lavoro. Soluzioni dunque diverse a seconda del tipo di lavoratore”.
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Un discorso ancora a parte va fatto, inoltre, per quei lavoratori che sono impossibilitati a vaccinarsi per problemi di salute e che hanno un relativo certificato medico che lo certifica. “L’obbligo del Green pass non si applica ai lavoratori scolastici esenti dal vaccino in base a idonea certificazione medica. Vien da chiedersi quale sia la sorte di queste persone. I decreti legge non lo dicono. Il rischio è che nel silenzio rientri in gioco il Tusl, che torni determinante il giudizio del medico competente, che potrebbe ritenere comunque inidoneo il non vaccinato, il datore dovrebbe trovare una mansione alternativa e – ove non possibile potrebbe non essere agevole il recupero al lavoro”, ha concluso Raffaele Guariniello.
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