Saverio Mesecorto, 51 anni, è finito in carcere per l’omicidio della 81enne uccisa a Bari durante una rapina nella sua abitazione
Saverio Mesecorto, 51 anni, è finito in carcere per l’omicidio di Anna Lucia Lupelli, 81 anni, trovata morta in casa lo scorso 14 settembre dalla polizia nella sua casa a Bari. Il delitto è occorso il 13 settembre alle ore 13 mentre la donna stava cucinando per il pranzo. Quando i militari sono sopraggiunti, hanno trovato la tavola ancora apparecchiata e sul fornello, con la fiamma accesa, una pentola con dentro il cibo bruciato.
L’uomo ha confessato di aver rapinato la donna. Il killer conosceva la vittima perché da oltre dieci anni lavorava nell’azienda che si occupa delle pulizie del palazzo. Da quanto ha ricostruito la polizia, Mesecorto ha suonato alla porta di Lupelli per chiedere un bicchiere d’acqua. Lei lo ha fatto entrare in casa e l’uomo le ha dato tre fendenti all’addome.
Le ha rubato mille euro e il bancomat, dopodiché è fuggito. L’uomo ha poi buttato l’arma con cui ha ucciso la donna in un bidone della spazzatura, insieme a dei guanti e un borsello rubato in casa. Negli atti si legge che «l’appartamento era in ordine e senza segni di effrazione, circostanze dalle quali si desume che la vittima conosceva il suo aggressore avendogli aperto la porta».
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Il killer ha detto a una delle figlie di aver «ammazzato una persona e portato a casa 1.500 euro». Alla figlia l’uomo avrebbe raccontato che «si era procurato un coltello acquistandolo da un negozio gestito da cinesi e che, utilizzando dei guanti, aveva suonato il campanello di una signora che abita a Carrassi e le aveva chiesto un bicchiere d’acqua. La signora lo aveva fatto accomodare e lui l’aveva uccisa».
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I poliziotti sono riusciti a risalire all’assassino grazie alle immagini delle telecamere di video sorveglianza di un negozio non distante dal luogo in cui viveva la donna. I video hanno ripreso Mesecorto di fronte al portone del palazzo intorno alle 12:55-13:13, ora in cui si è consumato il delitto. Nell’ordinanza di fermo, il pubblico ministero ha messo in risalto «l’assoluta incapacità di autocontrollo e l’inusitata violenza dimostrata nella vicenda» che «costituisce concreto motivo per ritenere che il suddetto possa darsi alla fuga».
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