Eitan, il nonno agli arresti domiciliari in Israele. La zia: “Non sappiamo dove sia il bimbo”

Eitan, unico sopravvissuto alla tragedia del Mottarone, è stato rapito dal nonno materno Schmulik Peleg e portato in Israele. Le autorità giudiziarie del Paese hanno imposto all’uomo gli arresti domiciliari con l’accusa di sequestro di persona, ma non si sa ancora dove sia il bambino. La famiglia paterna, a cui il piccolo era stato affidato a seguito della morte dei genitori e del fratellino, chiede che venga messa in atto una soluzione diplomatica per riportarlo al più presto in Italia, senza attendere la sentenza di un Tribunale.

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Eitan è l’unico sopravvissuto della strage del Mottarone – meteoweek.com

Dov’è Eitan Biran? La zia paterna Aya, a cui era stato affidato, se lo chiede ormai da molte ore. Domenica scorsa, infatti, il bambino di sei anni, unico sopravvissuto della strage della funivia del Mottarone, è stato portato via dal nonno materno Schmulik Peleg. Il rapimento al termine di uno degli incontri programmati. Essi venivano monitorati dalla Questura di Pavia in virtù della battaglia legale per l’affidamento in corso, ma ciò non è stato sufficiente ad evitare l’espatrio. L’uomo ha utilizzato un vecchio passaporto del piccolo per aggirare i controlli al porto di Lugano, dove era arrivato con un’auto a noleggio e dove si è imbarcato per Tel Aviv, senza essere fermato. Adesso quest’ultimo si trova in Israele, ma non si sa con chi né quando e se potrà rientrare in Italia. Lunedì avrebbe dovuto iniziare la prima elementare in un istituto di Pavia.

Le autorità israeliane stanno facendo il possibile affinché Eitan – che ha perso nell’incidente i genitori, il fratellino e la bisnonna – possa tornare alla sua normalità. La Polizia, nelle scorse ore, ha infatti imposto gli arresti domiciliari al nonno Schmulik Peleg, che è accusato di sequestro di persona. In Italia, intanto, si indaga anche su eventuali ruoli assunti nella vicenda da parte di terzi. L’ipotesi è che l’uomo abbia avuto un complice. Non si tratta, tuttavia, della moglie, che ha lasciato il Paese un mese prima del rapimento. Da chiarire, inoltre, eventuali responsabilità di coloro che avrebbero dovuto sorvegliare gli incontri programmati tra la famiglia materna ed il piccolo proprio al fine di evitare risvolti di questo tipo. Un decreto del giudice tutelare, emesso in data 11 agosto, vietava infatti l’espatrio del bimbo. Domenica sera, tuttavia, quest’ultimo non è tornato a casa e adesso si trova lontano dai suoi affidatari.

L’appello della famiglia paterna di Eitan

Aya Biran, la zia paterna di Eitan, chiede che il piccolo possa tornare a casa al più presto. “Eitan è stato tolto brutalmente alle persone a lui più vicine. Quando stava con noi non andava nemmeno in bagno senza che la nonna non gli lasciasse un oggetto che testimoniasse il suo affetto, come gli occhiali”, ha raccontato. Il timore, adesso, è che la vicenda possa andare per le lunghe. “Per il benessere e la salute di Eitan, fate la cosa giusta per lui, fatelo tornare in Italia”. Secondo quanto riportano alcune fonti giornalistiche israeliane, presso il tribunale di Tel Aviv sarebbe già stata presentata un’istanza per il rientro. Il marito della donna, tuttavia, ritiene sia necessario perseguire altre vie più veloci. “Serve una soluzione politica per riportare in Italia Eitan, quella giudiziaria prevede tempi troppo lunghi”, ha detto. La soluzione diplomatica potrebbe essere una delle ipotesi.

Gli inquirenti, la Squadra Mobile di Pavia e i magistrati Mario Vendittti e Valentina De Stefano hanno affermato di essere “molto attenti” in merito a tale possibilità. Essa, d’altra parte, non farebbe cadere eventuali responsabilità a livello penale nei confronti del nonno paterno Schmulik Peleg e di eventuali complici. Il Governo israeliano, da parte sua, in base a quanto riferiscono fonti locali, avrebbe redatto un parere legale secondo cui portare Eitan in Israele, contro la volontà del suo tutore legale, sia stata una violazione della Convenzione dell’Aja, che il Paese ha adottato nel 1991 e che prevede il rientro del minore presso l’affidatario e il paese di residenza nei casi di sottrazione internazionale.

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Aya Biran, la zia paterna nonché affidataria di Eitan – meteoweek.com

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I legali del nonno: “Atto d’impulso”

I legali del nonno paterno Schmulik Peleg, intanto, negano che il rapimento sia stato preventivato, giustificando gesto come “un atto d’impulso” dettato dall’amarezza per essere stato “estromesso dagli atti e dalle udienze e dalla preoccupazione per la salute del nipotino”. Una versione che, tuttavia, non combacia con quanto emerso fin dalle prime indagini. L’uomo, infatti, avrebbe affittato un’auto per il trasporto verso Lugano. A bordo di quest’ultima, inoltre, ci sarebbe stato anche un complice, la cui identità è però ancora un mistero. Nel registro degli indagati, inizialmente, era stata inserita anche la nonna paterna, ma quest’ultima pare non fosse in Italia al momento del sequestro.

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