Il leader della Lega Matteo Salvini l’8 settembre ha ribadito: “Ho parlato con il presidente Draghi, non risulta nessuna estensione di Green pass a tutti i lavoratori del pubblico e del privato”. Ieri, in data 13 settembre, il ministro dello Sviluppo economico Giancarlo Giorgetti ha riferito all’Ansa: “Quella di estenderlo a tutti (i lavoratori, ndr.) è un’ipotesi in discussione”. Cosa sta accadendo all’interno della Lega?
Sul Green Pass si possono avere idee differenti, questo è vero e lo ripetono anche diversi esponenti della Lega, come Giancarlo Giorgetti. Il problema si presenta però quando queste “idee differenti” si esprimono tutte all’interno di un partito che su un tema di questo tipo dovrebbe avere una linea unica. Il problema si presenta quando la linea “governativa” fatta di ministri e presidenti di regione sconfessa platealmente la linea propagandistica legata al leader di partito. Ed è quanto sta avvenendo all’interno della Lega: l’altalena del partito di Matteo Salvini sul Green Pass va dall’approvazione in Consiglio dei ministri alla presentazione di 900 emendamenti poi ritirati, al voto favorevole a un emendamento di FdI. Un andirivieni di posizioni che, a ben guardare, più che rappresentare un colpo al cerchio (governo) e un colpo alla botte (parte dell’elettorato), potrebbe rappresentare il sintomo di una spaccatura interna alla Lega sempre più evidente.
Non è un caso se il Green Pass abbia ricevuto voto favorevole in Consiglio dei ministri, dove si concentra l’ala più governativa del partito. Non è un caso neanche che il ministro dello Sviluppo economico Giancarlo Giorgetti dica all’Ansa al termine di un incontro ad Assisi: “Quella di estendere il Green pass a tutti i lavoratori è un’ipotesi in discussione. L’esigenza delle aziende è di avere la sicurezza per chi opera nei reparti. Credo, quindi, che si andrà verso un’estensione senza discriminare nessuno“. Non si tratta di una semplice dichiarazione rilasciata a margine di un incontro, ma di una presa di posizione ancor più esplicita di fronte alla stampa, che si somma ad altre prese di posizioni di questo tipo all’interno della Lega.
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Giorgetti non è il solo
Dicevamo, infatti, che Giorgetti non è il solo componente dell’ala governista. Prende le distanze dalla linea assunta da Salvini anche Massimiliano Fedriga, presidente della Conferenza delle regioni e governatore del Friuli Venezia Giulia, che ribadisce: “Se anche una Regione dovesse passare in zona arancione o rossa, col Green pass si può tenere aperto. Sbagliato paventare nuovi lockdown perché altrimenti vuol dire che rispetto allo scorso anno non è cambiato nulla. Invece abbiamo delle armi in più: i vaccini, il Green Pass, la capacità di tracciamento maggiore, i tamponi, che possono dare l’alternativa al lockdown. Alle imprese noi dobbiamo dare garanzie e fiducia. Quindi dobbiamo dire con chiarezza che invece di chiudere c’è l’alternativa, cioè tenere aperto col green Pass”. Pochi equivoci: i vaccini sono un’arma da sfruttare, insieme al Green Pass. D’accordo anche Attilio Fontana, governatore della Lombardia, che a la Repubblica sottolinea: il Green pass “è un mezzo per realizzare una maggiore libertà, si possono fare tante cose e impedire alle persone di correre rischi. L’ho sempre visto in modo positivo”.
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Green Pass, il tiro alla fune all’interno della Lega
Visto che non si tratta di casi isolati, e visto che le dichiarazioni di fronte alla stampa contrarie alla posizione del leader di partito pesano, è possibile dedurre che all’interno della Lega sia in atto un tiro alla fune che potrebbe spezzarsi a breve. Da un lato Salvini che l’8 settembre esclama: “Il Green Pass non verrà esteso a tutti i lavoratori“. Dall’altro Giorgetti che qualche giorno dopo fa sapere: “E’ un’ipotesi in discussione“. Così se Salvini vira verso l’opposizione per rispondere alla concorrenza esterna di FdI, l’interno della Lega fa resistenza per rispondere a una virata non gradita. Le dichiarazioni del ministro dello Sviluppo economico, in prima battuta, ammettono la frizione, cercando di sminuirne la portata: “Come ovunque ci sono quelli che la pensano in un modo e chi in un altro. Io credo che in modo pragmatico bisogna vedere la realtà e se non riusciamo a contenere il fenomeno purtroppo poi ci sono le altre misure, che dobbiamo evitare”, dice Giorgetti a Città di Castello. Ma poi, da Teletruria si lascia un po’ andare: “Quando siamo entrati nel governo sapevamo di assumerci un peso, una responsabilità, in una situazione complicata, difficile. Stare al governo significa assumersi responsabilità, prendere decisioni: magari c’è qualcuno che non è contento, ma fa parte delle regole del gioco”. Facile immaginare che stia indirettamente parlando al leader del suo stesso partito.
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La partita di Salvini si complica
D’altronde, non stupirebbe, anche perché la posizione di Salvini sembra complicarsi sempre di più: inseguito da Giorgia Meloni, stretto in un governo che fa esattamente l’opposto di quanto da lui acclamato, e affannato in delle amministrative che non sembrano regalare grandi aspettative di vittoria (a Napoli la presentazione di una lista leghista a sostegno del pm Catello Maresca è saltata perché presentata fuori tempo massimo). A pesare maggiormente è il fronte compatto al governo, che proprio in questa settimana dovrebbe decidere di estendere l’obbligo del Green Pass a dipendenti pubblici e privati in settori in cui l’obbligo per i clienti esiste già. In programma nella giornata di oggi – 14 settembre – c’è un Consiglio dei ministri anche per sciogliere il nodo delle aziende private. I ministri leghisti si schiereranno, con ogni probabilità, al fianco del premier.
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All’interno di questo quadro, Salvini cerca di alzare i toni, cerca una battaglia da vincere. Per questo le amministrative per la Lega avranno un ruolo fondamentale, di legittimazione e/o riconferma del leader. Per questo Salvini affila le armi per difendere Quota 100: “Tra le priorità della Lega nella prossima manovra finanziaria c’è quella di confermare quota 100. Faremo le barricate davanti al Parlamento per difenderla“, ha detto a Benevento. Ed effettivamente, il vero crinale potrebbe essere proprio la misura sulle pensioni: se sul fronte della gestione della pandemia la linea governativa sembra compatta, difficile dire da che parte stia in questioni più prettamente “politiche”. Anche da qui passa il futuro della Lega, e di tutto il governo.