Tutto quello che sappiamo sul caso del piccolo Eitan, l’unico sopravvissuto alla strage del Mottarone, rapito e portato in Israele dal nonno materno.
Si chiama Eitan e il suo nome, accanto al suo volto e ai piccoli dettagli trapelati alle videocamere, è arrivato dritto al cuore degli italiani e di quanti hanno visto nella sua storia una tragedia ma anche un miracolo. Eitan è l’unico sopravvissuto alla strage del Mottarone, a Stresa, nella provincia piemontese del Verbano-Cusio-Ossola. Era insieme ai genitori, in una giornata che sembrava tranquilla, quando a 300 metri dalla stazione di vetta il cavo della funivia della linea Stresa-Alpino Mottarone, sul Lago Maggiore, ha ceduto. Nulla da fare per i genitori ma per il piccolo, 5 anni, si è accesa una speranza. In prognosi riservata all’Ospedale Pediatrico di Torino Regina Margherita, il bimbo è stato intubato e sedato. Su di lui, le speranze e le fatiche dei medici per cercare di trarre in salvo l’unico superstite, l’unico miracolato, l’unico pezzo di luce in un buio di morte che avvolgeva nel frattempo le 14 persone, su 15 totali, che su quella cabina hanno perso la vita.
“Non mi toccate, dov’è mamma?”, sarebbero stare le prime parole del piccolo una volta sveglio, ancora troppo poco consapevole per rendersi conto che la sua vita non sarebbe stata più la stessa. Al suo arrivo in ospedale, Eitan Biran era cosciente con un politrauma cranio-toracico-addominale e fratture agli arti inferiori. Dopo diverse operazioni, il bimbo si è risvegliato pur trovando attorno a se un mare di cenere. Nell’incidente hanno perso la vita il suo papà Amit Biran, la sua mamma Tal Peleg, il suo fratellino di due anni, Tom. Sono morti anche Barbara Cohen Konisky, di 71 anni, e Itshak Cohen, di 82, i genitori della madre. Restano in vita, accanto ad Eitan, Aya Biran, la zia e sorella del padre, medico in un carcere. I nonni, invece, sono in Israele dove da qualche giorno Eitan ha fatto ritorno.
Già, perché oggi Eitan è un bimbo conteso. A portarlo in Israele è stato il nonno materno, Smhuel Peleg, con un volo privato partito da Lugano, in Svizzera. L’uomo, 58 anni, è un ex militare delle forze armate israeliane e possedeva tra le sue mani il passaporto israeliano del bimbo. Quest’ultimo, è ancora sotto la tutela della zia paterna, Aya Biran, residente in Italia. Così, infatti, è stato stabilito dai tribunali italiani che hanno deciso l’affidamento del piccolo proprio ad Aya. Tuttavia, la decisione del tribunale italiano secondo cui nelle volontà dei genitori c’era che il bimbo vivesse in Italia, era stata contestata duramente dalla famiglia Peleg, secondo cui i genitori del bambino avevano espresso più volte la volontà di tornare a vivere in Israele. Secondo i nonni materni, Tal e Amit si rivolgevano a Eitan in ebraico e provavano a trasmettere la cultura ebraica. Tuttavia, il tribunale di Pavia aveva sempre respinto i loro ricorsi intimando a Shmuel Peleg di restituire il passaporto israeliano del bambino entro il 30 agosto ma la decisione del tribunale non era stata rispettata. Il Tribunale di Pavia, oltre a confermare la nomina della zia paterna Aya Biran come tutrice legale di Eitan, aveva stabilito anche il divieto di espatrio che valeva sia nel caso fosse stato presentato per lui un passaporto italiano che per quello israeliano.
Da quel momento, è iniziata una guerra tra famiglie. L’11 agosto, il lato materno aveva accusato la zia paterna di non dare loro notizie del bambino e di tenerlo segregato in Italia. Lei, dopo diversi giorni, ha visto portarsi via il bambino in quello che è stato definito a tutti gli effetti un rapimento. Secondo le ricostruzioni, sabato mattina il nonno di Eitan si è recato presso la casa della zia paterna per incontrare il bambino, in un incontro stabilito e previsto dal Tribunale di Pavia. I due sarebbero usciti per acquistare dei giocattoli e il nonno non avrebbe poi dato notizie, fino alle ore 18.30.
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Smhuel Peleg è stato iscritto nel registro degli indagati dalla procura di Pavia, con l’accusa di sequestro di persona, in quanto non aveva nessun diritto di portare via con sé il bambino. Anche Etty Peleg, la nonna materna di Eitan Biran, unico sopravvissuto alla tragedia del Mottarone, è indagata dalla procura di Pavia per il sequestro del bambino. Anche il governo israeliano ha emesso un parere di condanna nei confronti dell’azione di forza intrapresa dal nonno. Gli esperti dei ministeri di Esteri e Giustizia dello stato ebraico non hanno dubbi: quanto fatto corrisponde a tutti gli effetti ad un rapimento. Di contro, gli avvocati Sevesi, Carsaniga e Polizzi che rappresentano il nonno in Italia, hanno giustificato il gesto come dettato dall’impulso. Il nonno sarebbe stato preoccupato per le sue condizioni di salute e la sua azione sarebbe stata mmirata a riconoscere i diritti della famiglia materna.
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La zia del piccolo ha fatto appello alla Convenzione dell’Aia del 25 ottobre 1980, a cui anche Israele ha aderito nel 1991. Seguendo la convenzione, il nonno dovrebbe far ritornare Eitan in Italia in quanto portare il bambino in Israele contro la volontà del suo tutore legale costituisce probabilmente un rapimento. Secondo i legali israeliani, l’affidamento di Eitan sarà determinato solo dal Tribunale della sua residenza permanente. Nel caso di mancato accordo tra le due parti della famiglia, Israele dovrà agire per fare il modo che il bimbo venga “restituito” alle autorità italiane.
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