A rivelare la sua vita precedente è lo stesso portavoce dei talebani, Zabiullah Mujahid, che riferisce al giornale pachistano Express Tribune: “Ho vissuto a Kabul per molto tempo, proprio sotto al naso di tutti, ho viaggiato da una parte all’altra del Paese, ho avuto accesso ai fronti, dove i talebani conducevano le loro azioni, e alle informazioni“.
Mentre in Afghanistan il nuovo governo inizia a mettere in moto la macchina governativa e a imprimere il proprio volto al Paese, emergono sempre più retroscena relativi a chi, ora, siede dietro i banchi del potere. Sono già noti i precedenti di diversi ministri talebani, terroristi e ricercati di lunga data, è già nota la taglia di 5 milioni di dollari che pende – ad esempio – sul capo del ministro degli Esteri. Una taglia che ora, in maniera un po’ sorprendente, è stata raddoppiata dall’Fbi. A questo quadro si aggiungono ora le dichiarazioni del portavoce dei talebani Zabiullah Mujahid, che rivela di esser rimasto nascosto per anni “sotto il naso” delle forze americane: “Ho vissuto a Kabul per molto tempo, proprio sotto al naso di tutti, ho viaggiato da una parte all’altra del Paese, ho avuto accesso ai fronti, dove i talebani conducevano le loro azioni, e alle informazioni“. E’ quanto ribadito da Mujahid al giornale pakistano Express Tribune: “Le forze nazionali afghane ed americane pensavano che io non esistessi… Sono scappato così tante volte dai loro raid e tentativi di catturarmi che hanno seriamente pensato che Zabiullah fosse una figura inventata, non una persona reale“. Effettivamente, sulla figura di Mujahid circolano e sono circolate diverse voci.
L’uomo misterioso
Stando a quanto riportato dal Post, nessun giornalista lo aveva incontrato dal vivo prima della conferenza stampa del nuovo regime talebano, e sulla sua identità hanno continuato a circolare numerose ombre: alcuni ritenevano che il portavoce dei talebani fosse davvero Zabihullah Mujahid, altri ritenevano che fosse lo storico portavoce dei talebani ma che Zabihullah Mujahid non sia il suo vero nome. Il nome di Mujahid infatti da tempo rientra nella galassia dei nomi principali dell’organizzazione talebana. Ma, come ricordato dalla corrispondente BBC Lyse Doucet, “per anni è circolata la voce che fosse un nome falso, oppure che esistessero diversi Zabihullah“. Altri ancora credevano che fosse lo pseudonimo attribuito a un intero ufficio stampa. In questo senso vanno lette le parole del portavoce. Tuttavia ciò che importa ora, a giochi fatti, è che – seppur a distanza – il consolidamento del potere talebano (e soprattutto un consolidamento di questo tipo) continua a gettare ombre sull’operazione di intelligence portata avanti dalle forze statunitensi, che ora cercano con ogni mezzo, almeno, di portare fuori dall’Afghanistan ex collaboratori dell’Occidente.
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Il punto sull’Afghanistan
Domenica 12 settembre, infatti, il governo dei talebani ha varato l’amnistia generale promessa per chi ha collaborato con l’ex governo e le autorità occidentali. Potranno godere della misura anche militari, agenti di polizia e di altri settori della sicurezza. Tutto questo a fronte di una situazione che, a livello economico, andrà con ogni probabilità sbloccata al più presto: l’Occidente ha richiesto rassicurazioni sulla possibilità di far partire chi abbia i documenti e, in qualche modo, si sia compromesso di fronte agli occhi del governo talebano. Nel frattempo, l’Occidente ha congelato i fondi umanitari destinati all’Afghanistan che da tempo, ormai, erano un buon pilastro dell’economia del Paese.
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Ora i talebani promettono di mantenere i patti, ma è difficile capire fino a che punto le misure prese a livello ufficiale risponderanno alle misure effettivamente messe in campo nel Paese. Lascia riflettere la discrepanza tra le rassicurazioni di apertura nei confronti del rispetto dei diritti delle donne (rassicurazioni a cui nessuno ha mai creduto) e ciò che sta realmente accadendo nel Paese: lo sport femminile è stato vietato, le donne sono state escluse dal governo e ora il ministro talebano dell’Istruzione Abdul Baqi Haqqani conferma che anche nelle università vigerà l’obbligo di classi separate per le donne. “Non permetteremo che ragazzi e ragazze studino assieme“, ha detto, “non consentiremo una educazione congiunta“.
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Eppure, c’è da sperare che almeno in politica estera il nuovo governo talebano non voglia inasprire i rapporti con chi dovrebbe fornirgli gli aiuti necessari per uscire dalla crisi. Una crisi che si fa sempre più dura: migliaia di afghani hanno atteso per l’ennesimo giorno di fila all’esterno delle banche, per avere il modo di ritirare la quota settimanale di 200 dollari. Sarebbero state 2mila le persone radunate fuori dalla New Kabul Bank, la prima banca privata dell’Afghanistan, per chiedere accesso al proprio denaro. Dall’altro lato, comunque, la situazione potrebbe sbloccarsi: mentre la Cina promette il corrispettivo di 30,7 milioni di dollari di aiuti umanitari, oggi si terrà a Ginevra una conferenza internazionale Onu per raccogliere più di 600 milioni di dollari per la popolazione afghana. L’Alto commissario delle Nazioni Unite per i rifugiati Filippo Grandi twitta: “Questa mattina sono atterrato a Kabul. Durante la mia visita valuterò i bisogni umanitari del Paese e la situazione di 3,5 milioni di sfollati afghani. Sono grato a tutte le Nazioni Unite, le Ong e agli altri operatori umanitari che stanno lavorando duramente sul campo per soddisfare tali esigenze“. Eppure, resterà da capire quanto un intero Paese possa resistere attraverso aiuti umanitari e Ong. Per fare dell’altro, servono rapporti diplomatici duraturi con altri Paesi esteri. Resta solo da capire quali.