Le ultime dichiarazioni di Matteo Salvini sugli effetti del vaccino e sulle varianti hanno acceso le ire degli esperti e degli scienziati. Ma qual è la reale posizione della Lega su Covid e Green Pass?
Un atteggiamento ambiguo, quello di Matteo Salvini, sul Green Pass e sui vaccini. Un’ambiguità resa già evidente dapprima dal voto a Montecitorio, quando la Lega si è astenuta sugli emendamenti al decreto, presentati dalle opposizioni che miravano ad eliminare obbligo in vigore dallo scorso 6 agosto. Successivamente, ha dato credito ad un emendamento di Fdi, che chiedeva di togliere l’obbligo del green pass per mangiare al chiuso nei ristoranti. Esigenze politiche, dunque, quelle della Lega, ma anche ambigue e ambivalenti. Non si è mai opposto al vaccino, Matteo Salvini, con tutta la Lega che si è detta pro vaccini. Tuttavia, il leader leghista non ha lasciato da parte qualche piccola caduta che, oltre tutto, potrebbe aver incrementato il fiume della disinformazione e che, facilmente, sembra collocarlo dalla parte dei no vax e no pass. Temi, questi, che non può lasciare di certo alla sua nemica/amica, Giorgia Meloni, unica all’opposizione.
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Ospite a “L’aria che tira”, su La 7, Salvini ha detto: “Io sono vaccinato, posso prendere il virus e posso trasmetterlo. Se faccio un tampone ora, vedo se sono negativo. Lo strumento imbattibile per vedere se una persona è negativa in un momento è il tampone. Il vaccino non mi rende totalmente immune. Proviamo a fare informazione corretta: le varianti nascono come reazione al vaccino“, ha detto Salvini. Peccato che non sia proprio così. Le dichiarazioni di Salvini sono state bocciate anche da Massimo Galli, docente di Malattie infettive all’università Statale e primario al Sacco di Milano. “Il senatore Salvini deve parlare delle cose che sa e non di cose orecchiate in giro, lasci stare i vaccini che salvano le vite e oggi sono l’unico strumento che evita l’ospedale e il cimitero. Le varianti nascono sotto la pressione immunitaria dell’ospite, le mutazioni si vengono a creare casualmente e se una si rende più efficiente si afferma. Ma se non hai fatto il vaccino oggi con la variante Delta rischi di finire in ospedale e questa è la nostra preoccupazione maggiore”.
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“Le varianti nascono indipendentemente dal vaccino e sono dovute al numero di persone che favoriscono la comparsa di mutazioni. Queste mutazioni tanto più numerose quanto è ampia la platea dei soggetti infetti, spesso non danno nessun vantaggio al virus. L’unico elemento in cui il vaccino può intervenire in questo delicato processo è rappresentato dal fatto che in presenza di varianti può favorire la selezione di quella variante che può diventare prevalente come avvenuto per Delta nell’ambito della popolazione generale. È evidente comunque che come si sta dimostrando in questi giorni l’infezione con la variante Delta colpisce per lo più soggetti non vaccinati nei quali può dare anche forme gravi di malattia“, ha spiegato invece Roberto Cauda, direttore dell’unità Operativa Complessa Malattie Infettive dell’Ospedale Gemelli di Roma. Su twitter interviene anche Roberto Burioni, docente all’università Vita-Salute San Raffaele di Milano: “Per generare varianti il virus deve replicarsi infettando le persone. A ogni persona infettata il virus fa un tiro di dadi che potrebbe andargli bene, generando una variante resistente al vaccino. Quindi, in realtà, la strategia migliore che abbiamo per impedire a varianti virali resistenti al vaccino di emergere è vaccinare tutti quanti il prima possibile in modo da impedire al virus di replicarsi, e di provare a fregarci”.
La teoria è stata condivisa da Claudio Borghi, deputato leghista, che l’11 settembre 2021 ha condiviso uno studio pubblicato da una rivista scientifica. “Quelli più penosi sono quelli che si sentono virologi e dicono che Salvini sbaglia ma non capiscono che ha detto una cosa vera, ovvia e confermata in letteratura scientifica anche recente”, ha scritto il deputato. Ma, in verità, lo studio non conferma affatto quanto detto da Salvini. Pubblicato dalla rivista Scientific Reports, lo studio è basato su una simulazione matematica che considera anche scenari non realistici e sostiene l’importanza di una rapida vaccinazione di massa, senza rinunciare alle misure di contenimento del virus durante la campagna vaccinale e durante un periodo successivo necessario a fermare la diffusione del virus. Un tentativo di dar man forte, dunque, che non ha avuto proprio l’effetto sperato.
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