Le persone che sono tornate sotto il regime dei talebani commenta: «A che cosa è servita la guerra?. Siamo tutti spaventati»
Nella moschea del Re di due spade, a Kabul, dopo la preghiera del venerdì, come riporta Repubblica, si sono tenute le commemorazioni per gli attacchi dell’11 settembre. I fedeli, sentiti da Repubblica dopo la preghiera, hanno così commentato quanto avvenne vent’anni fa negli Stati Uniti. «È stata una tragedia spaventosa, ma mille volte inferiore a quella inflitta agli afghani con l’invasione americana e con la lunga guerra che si è appena terminata», afferma Mohammed Ahrun, ex soldato afghano. «A che cosa sono serviti tutti i morti degli ultimi anni se oggi ci ritroviamo nuovamente nelle mani dei talebani? Certo, con loro al potere ci si sente più sicuri, ma siamo tutti spaventati per l’andamento disastroso dell’economia del Paese, per la mancanza dei posti di lavoro, per l’impennata dei prezzi».
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Il proprietario di una bancarella di libri, Abdul Rakman, 63 anni, aggiunge:«All’inizio fui felicissimo quando gli americani scacciarono i talebani da Kabul, ma poi ci siamo ritrovati con i governi più corrotti del pianeta, e oggi siamo tornati al punto di partenza. Perciò su quanto accadrà a Kabul domani, me ne importa poco o niente».
Intanto un talebano, intervistato da Repubblica, afferma:«Domani (oggi 11 settembre, ndr), nel momento in cui vent’anni fa il primo aereo centrò una delle due torri, festeggerò sparando in aria. Fu un gesto che terrorizzò l’Occidente infedele», e sorride. I vertici del governo talebano hanno invece deciso di rimandare la cerimonia del loro insediamento a data da destinarsi. All’inizio era prevista per oggi, ma il governo ha scelto di non sfidare gli Usa, dati i già fragili accordi.
Solo tre giorni fa, il ministro della Cultura Mujahid, ha detto che Bin Laden né i suoi erano gli autori degli attentati alle Torri Gemelle. E ieri, il portavoce talebano Hashim, rispondendo a una domanda sul nuovo governo formato da soli uomini, ha dichiarato: «Una donna non può fare il ministro. È come se le mettessi sul collo un peso che non può sostenere. Non è necessario che le donne siano nel governo, loro devono fare figli».
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In un negozio di antiquariato, un uomo, titolare dell’attività, afferma:«L’America ci ha abbandonato e adesso dobbiamo aspettarci il peggio. Anzitutto perché saremo governati da uomini ricercati dall’Fbi il che complicherà le relazioni con i Paesi che in tutti questi anni ci hanno molto aiutato».
I ministri cui l’uomo fa riferimento sono del clan Haqqani, un gruppo molto influente nella nuova amministrazione, a partire da Serajuddin Haqqani, divenuto capo del ministero dell’Interno, ma che fu coinvolto nel gennaio 2008 nell’attentato a un albergo di Kabul in cui furono uccise 6 persone, anche un cittadino Usa.
I talebani hanno chiesto agli Usa di cancellare Haqqani dall’elenco terroristi, ma la sua famiglia è legata agli attacchi più sanguinari commessi, tra cui l’attentato con un camion bomba in cui morirono in 150. «Non bisogna dimenticare che per conquistare il favore degli afghani, appena arrivati al potere i talebani hanno vuotato le carceri del Paese con un’amnistia generale. Ne hanno beneficiato i tantissimi detenuti che avevano compiuto piccoli reati. Ma anche ladri, assassini, stupratori e venditori di droga. Perciò dal 15 agosto scorso, io che vivo in un Paese in guerra da più di quarant’anni, ho davvero paura».