Nel rapporto di Amnesty International i racconti degli ex-rifugiati arrestati in Siria: stupri, percosse, sparizioni e ogni forma di tortura
Ancora la Siria al centro dell’ultimo rapporto di Amnesty International sulle violazioni dei diritti umani perpetrate ai danni di ex-rifugiati. Veri e propri racconti dell’orrore che parlano di stupri, torture, abusi, percosse, bruciature e privazioni e che coinvolgono 66 persone: 5 di questi sono decedute durante la detenzione, altri 17 attualmente scomparse senza lasciare traccia. Il rapporto dal titolo “You’re going to your death” (Stai andando verso la tua morte) documenta casi di persone arrestate arbitrariamente al rientro in Siria.
Il documento raccoglie le parole di rifugiati e di parenti, amici, avvocati e operatori umanitari che descrivono la violenza subita da coloro che rientravano da Libano, Emirati Arabi Uniti, Francia, Germania, Giordania e Turchia negli ultimi quattro anni. Tra loro anche donne e persino bambini incarcerati con l’accusa di terrorismo e tradimento per avere lasciato la Siria. Ecco i racconti delle torture del governo siriano presieduto da Assad.
Amnesty International ha dunque documentato l’arresto arbitrario e illegale di 13 donne. Insieme a loro sono stati arrestati 10 minorenni di età compresa tra le tre settimane e 16 anni, cinque di questi raccontano di essere sono stati sottoposti a tortura.
Tra i racconti più toccanti quello Yasmin, tornata dal Libano insieme a un figlio minorenne e a una figlia di tre anni. E’ stata fermata alla frontiera e accusata di spionaggio. I tre sono stati trasferiti in un centro di detenzione dei servizi segreti, dove sono rimasti per 29 ore. Gli agenti hanno stuprato sia lei che il figlio minorenne. “Mi hanno detto ‘Questo è il benvenuto nel tuo paese. Se esci ancora una volta dalla Siria e rientri, ti daremo un benvenuto ancora più grande. Non dimenticherai per tutta la vita il modo in cui ti abbiamo umiliata”.
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Anche Noor è stata fermata al confine appena rientrata dal Libano. E’ stata stuprata insieme alla figlia di cinque anni. “Mi hanno chiesto: ‘Perché hai lasciato la Siria? Perché non ti piace Bashar al-Assad e non ti piace la Siria?’. Poi hanno detto che ero una terrorista e che la Siria non è un albergo da cui puoi uscire e rientrare quando ti pare”.
Yasin ha trascorso quattro mesi nelle carceri siriane: “Non so per quanto tempo mi abbiano torturato. Ogni tanto riuscivo a contare i colpi che mi davano. Una volta sono arrivato a 100 ma di solito dopo 50 o 60 svenivo“. Ismael invece racconta: ”Mi torturavano con la corrente elettrica nello spazio tra un occhio e l’altro. Sentivo tremare tutto il corpo e desideravo morire. Non sapevo mai se fosse giorno o notte. Non ero più capace di stare in piedi, neanche per recarmi agli interrogatori. Dovevano venirmi a prendere e riportarmi indietro”.
Ola è rientrata dal Libano nel 2019 insieme al fratello ed è stato subito arrestato alla frontiera. Lei è stata interrogata più volte sui motivi per cui aveva lasciato la Siria e per cui era ritornata: ”Ci vedevano come terroristi perché eravamo andati in Libano”. Cinque mesi dopo l’arresto, le hanno comunicato che il fratello era morto in carcere. Ibrahim ha raccontato che suo cugino, la moglie e i loro tre figli di due, quattro e otto anni, sono stati arrestati nel 2019 appena rientrati dalla Francia: questa famiglia risulta scomparsa.
Amnesty International ha documentato 27 casi in cui gli ex rifugiati tornati in patria sono stati arrestati a scopo di estorsione. Le famiglie hanno dovuto pagare somme equivalenti a un minimo di 1000 euro e un massimo di 22.000 euro.
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“Le attività militari si saranno anche ridotte ma non è così per la propensione del governo siriano a compiere gravi violazioni dei diritti umani” ha dichiarato Marie Forestier, ricercatrice di Amnesty International sui diritti dei migranti e dei rifugiati. “Le torture, le sparizioni forzate, le detenzioni arbitrarie e illegali che avevano costretto tanti siriani a lasciare il paese sono di attualità ancora oggi. Quel che è peggio è che proprio il fatto di aver lasciato la Siria è sufficiente per essere presi di mira dalle autorità”.
“Quei governi che affermano che la Siria ora è un paese sicuro ignorano clamorosamente la terribile realtà sul terreno e mettono nuovamente a rischio le vite dei rifugiati – continua la ricercatrice – . Sollecitiamo i governi europei a garantire lo status di rifugiato alle persone arrivate dalla Siria e a porre immediatamente fine ai loro rimpatri, diretti o indiretti che siano. I governi di Libano, Turchia e Giordania devono a loro proteggere i rifugiati siriani, come chiede il diritto internazionale, evitando rimpatri forzati”, ha aggiunto Forestier.
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‘‘Il governo Assad cerca di descrivere la Siria come un paese in ripresa. La realtà è che le autorità siriane stanno commettendo le stesse sistematiche e massicce violazioni dei diritti umani che hanno costretto milioni di persone a fuggire all’estero”, ha commentato Forestier. ‘‘Chiediamo alle autorità siriane di garantire protezione ai rifugiati che ritornano nel paese, di porre fine alle violazioni dei diritti umani nei loro confronti e di proteggere i diritti umani di tutti i siriani. Gli stati che ospitano rifugiati siriano devono continuare a fornire loro riparo e proteggerli dalle atrocità del governo di Damasco”, ha concluso la ricercatrice.
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