Luigi Manfuso, 59 anni, è morto nel cantiere della linea 1 della Metropolitana di Napoli, nel tratto compreso tra il Centro Direzionale e Capodichino. L’operaio è l’ennesima vittima degli incidenti sul lavoro di quest’anno. Giovanni Passaro, il segretario generale della Fillea Cgil del capoluogo partenopeo, ha denunciato la sempre più tragica situazione in Italia: i morti in servizio, soltanto in Campania, sono stati finora 43.
L’Italia piange l’ennesima vittima di incidenti sul lavoro. Luigi Manfuso, originario di Napoli, aveva 59 anni. L’operaio ha perso la vita mentre lavorava alla nel cantiere della linea 1 della Metropolitana del capoluogo partenopeo, nel tratto compreso tra il Centro Direzionale e Capodichino. La dinamica del decesso è ancora da chiarire. Ad allertare i soccorritori sono stati i colleghi, che non riuscivano a trovarlo. Ad un certo punto lo hanno visto, ancora in vita, precipitato nel fossato della banchina dei treni. Immediato il trasporto in ospedale, ma i medici non hanno potuto fare nulla per salvarlo. È morto poco dopo. A dare il triste annuncio è stato il segretario generale della Fillea Cgil locale, Giovanni Passaro.
L’annuncio della morte di Luigi Manfuso
“Un nuovo incidente mortale è avvenuto nel cantiere della linea 1 della Metropolitana, nel tratto compreso tra il Centro Direzionale e Capodichino. A morire di lavoro, Luigi Manfuso, 59 anni, di Gragnano e residente a Casola, dipendente della società Icm per conto di Metropolitana di Napoli. Luigi lascia due figli e la moglie”. Così ha scritto in una nota il segretario generale della Fillea Cgil locale, Giovanni Passaro. “Non possiamo chiamarle disgrazie, è urgente rimettere mano alla legislazione nazionale sul lavoro, introducendo il reato di ‘omicidio colposo e riaprire una stagione contrattuale che recuperi un maggiore potere di controllo e contrattazione sull’organizzazione nei luoghi di lavoro”. I settori più colpiti, in tal senso, sono l’edilizia e l’agricoltura.
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Da qui l’appello a muoversi per frenare il fenomeno degli incidenti sul lavoro, sempre più frequenti negli ultimi periodi. “Di fronte all’ennesima morte sul lavoro – continua Passaro – si solleveranno sempre le solite grida di indignazione e di denuncia. Le stesse che ascoltiamo ad ogni infortunio mortale, ormai una media di tre al giorno. Indignazione necessaria e ampiamente motivata, ma non sufficiente. È invece urgente intervenire sulle cause che stanno alla base di questi tragici infortuni”. È necessario, in tal senso, sottolineare i numeri: ben 43 decessi di questo tipo soltanto in Campania dall’inizio dell’anno. “Fuori da ogni scrupolo, è bene – secondo Passaro – non sottovalutare la propensione delle imprese a ridurre i costi, a risparmiare sulla sicurezza, a spingere fino ai limiti irraggiungibili i ritmi di lavoro. La sempre maggiore ricattabilità della forza lavoro, assieme alle responsabilità delle imprese nel ridurre i costi per la sicurezza stanno alla base di questa micidiale impennata di infortuni mortali