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Politica

Gli ambientalisti radical chic citati da Cingolani assomigliano molto ai gufi di Renzi

Continuano a fare discutere le ultime dichiarazioni del Ministro per la Transizione Energetica Roberto Cingolani che durante un intervento alla scuola di formazione politica di Italia Viva, ha parlato di coloro che ritiene i veri nemici del cambiamento climatico

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Il mondo è pieno di ambientalisti radical chic ed è pieno di ambientalisti oltranzisti, ideologici: loro sono peggio della catastrofe climatica verso la quale andiamo sparati, se non facciamo qualcosa di sensato”

Chi sono gli ambientalisti radical chic a cui si riferisce il Ministro Cingolani?

Di sicuro, sono dichiarazioni molto forti quelle rilasciate dal Ministro per la Transizione Energetica Roberto Cingolani. Frasi che continuano a fare discutere, pronunciate nel corso della giornata organizzata da Italia Viva per promuovere la propria scuola di formazione politica chiamate “Meritare l’Europa”.  Da un lato resta difficile pensare che Cingolani si sia lasciato trascinare dalla foga, senza essersi reso conto di aver toccato una battaglia storica di quello stesso Movimento che ha lottato per la creazione del Ministero che attualmente presiede. Altrettanto difficile però, comprendere che tipo di convenienza possa aver avuto il politico da dichiarazioni che non fanno altro che esacerbare le tensioni interne alla maggioranza di governo.

Sia chiaro, nel suo intervento Cingolani ha posto molti quesiti interessanti, primo tra tutti la possibilità di utilizzare le nuove tecnologie di quarta generazione sul nucleare. La logica con ha esposto il problema è lineare e per certi versi ineccepibile: “Si stanno affacciando tecnologie di quarta generazione, senza uranio arricchito e acqua pesante. Ci sono Paesi che stanno investendo su questa tecnologia, non è matura, ma è prossima a essere matura. Se a un certo momento si verifica che i chili di rifiuto radioattivo sono pochissimi, la sicurezza elevata e il costo basso è da folli non considerare questa tecnologia. Nell’interesse dei nostri figli è vietato ideologizzare qualsiasi tipo di tecnologia. Stiamo ai numeri, quando saranno disponibili prenderemo le decisioni”.

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Il tema è ineludibile per il nostro paese, e l’intervento del Ministro coglie perfettamente nel segno una problematica con cui presto saremo costretti a confrontarci. Ma se il leader dei pentastellati Giuseppe Conte ha sentito l’esigenza di annunciare pubblicamente un incontro chiarificatore con Cingolani, questo non può che significare che, forse, non vi era stata nessuna discussione ( quantomeno approfondita) in merito con i 5Stelle, su un argomento, che, è doveroso ripeterlo, rappresenta una delle battaglie civiche che hanno contribuito a fondare e forgiare il Movimento 5 Stelle

Battaglia politica che, oltretutto, ha trovato una sua prima vera realizzazione proprio nella creazione del Ministero per la Transizione Ecologica.

Poteva Cingolani non immaginarsi che con le sue frasi andava a toccare un vero e proprio nervo scoperto per coloro che gli hanno di fatto creato ad hoc un Ministero? Un quesito a cui forse troveremo risposta nei prossimi giorni. Il ragionamento di Cingolani è corretto: un invito ad utilizzare il massimo raziocinio possibile in una transizione ecologica che sarà tutto fuorché indolore. In questo va dato merito al ministro di aver posto un tema vero, in particolar modo quando afferma si può morire di inquinamento ma anche di fame.  Il capitalismo ci pone questo dilemma sin dalla sua primissima costituzione per certi versi: un sistema insostenibile, che distrugge il pianeta in virtù di una teologia che non prevede e accetta un pianeta composto da risorse limitate, ma che al contempo ha permesso a miliardi di persone di uscire una povertà che durava da millenni. 

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Diventa invece deprecabile (quantomeno per chi scrive) l’intervento del Ministro nel momento in cui decide di citare a sproposito tali “ambientalisti radical chic” : “Sono peggio della catastrofe climatica verso la quale andiamo sparati, se non facciamo qualcosa di sensato. Sono parte del problema, spero che rimaniate aperti a un confronto non ideologico”. 

In primo luogo perchè non è chiaro quale tipologie di ambientalisti dobbiamo racchiudere all’interno di questa etichetta. 

Quelli alla Greta Thunberg per intenderci? Gli ambientalisti di centro sinistra?

Chi ritiene che il pianeta abbia bisogno di una transizione rapida e senza compromessi realmente non tiene conto delle conseguenze economiche e del tipo di recessione che può scatenare in Occidente? Forse, ma se si identifica un nemico da combattere su una questione così delicata, sarebbe doveroso descriverlo al meglio. Così come ancora più inquietante è il passaggio in cui Cingolano invita i suoi uditori  rimanere aperti ad ”un confronto non ideologico”. Guardate sempre i numeri, esorta il politico arringando la sua folla di giovani ascoltatori. 

Si può realmente pensare che il tema della transizione ecologica possa essere affrontato con un pragmatismo scevro di qualsiasi ideologia come sostiene Cingolani?  Cambiare sistema, intraprendere un processo di transizione ecologica, significa ripudiare il modello capitalistico che ci ha portati a questo punto. E risulta banale quanto evidente che si tratta di intraprendere una scelta politica, una visione del mondo diversa da quella attuale e come tale non può certo avere un’unica soluzione che mette tutti d’accordo. 

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Sono tanti i modi in cui il mondo può affrontare questo percorso, ma la scelta sarà sempre di campo, ideologica. Pensare che ci troviamo di fronte a una questione che esige un’unica soluzione, quella che secondo Cingolani può essere trovata nel momento in cui si mettono da parte l’ideologia e ci arma di sola razionalità, è insensato. 

L’impressione è che Cingolani si sia lasciato fin troppo assorbire dal clima renziano che ha permeato l’evento.

Alla fine, questi ambientalisti radical chic da cui bisogna guardarsi le spalle assomigliano tantissimo ai gufi di renziana memoria. Per chi non lo ricorda, si trattava di imprecisata figure, citate più volte dall’ex premier durante il suo mandato, a cui piaceva “tifare contro l’Italia”, che stavano a criticare e a pensare che esistessero soluzioni facili, senza avere mai realmente idea della complessità della situazione politica italiana. In entrambi i casi, si tratta di descrizioni inique. Gufi, ambientalisti radical chic: non si sa bene cosa sono o cosa fanno, ma comunque esistono e sono un pericolo da combattere. Così come questo continuo rifiuto dell’ideologia ( che a onor del vero è anche una bandiera morale di 5 Stelle e del suo fondatore), sembra solo l’ennesima conferma di una politica che pensa ancora di avere tempo, e che sarà realmente possibile conciliare questo benessere economico con un futuro ad emissioni zero. 

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