Il crollo della piramide: perchè auto elettrica significa ecologia, ma anche disoccupazione

Se ne parla da anni. Il governo Draghi ci ha fatto un bonus ad hoc che ha clamorosamente esaurito le coperture, tanto che adesso è nato il nodo rifinanziamento.

È la transizione che sta impegnando l’industria automobilistica di tutto il pianeta. Stiamo parlando dell’auto elettrica. Dopo decenni spesi a sottolineare come le emissioni di anidride carbonica stiano causando il riscaldamento globale e come l’auto elettrica possa essere un contributo in questo senso anche se chiaramente non risolutivo, finalmente l’auto elettrica esce da uno stadio meramente progettuale ed entra di prepotenza sui mercati.

Tesla traccia la via

Il player principale è stato Tesla. Principale sia dal punto di vista della ricerca, ma anche della promozione di questo nuovo concetto di auto. L’auto elettrica ha nel mirino l’inquinamento della città. Infatti l’auto elettrica non emette alcuna forma di inquinamento al contrario delle auto a benzina o diesel che invece inquinano, purtroppo, tanto. Più le auto elettriche si diffonderanno e più la qualità dell’aria delle nostre città nel gioverà. Al netto di tutto ciò, tuttavia, c’è un fenomeno del quale si parla assai poco e che però ha un peso proporzionale alla diffusione di questa nuova tecnologia. Stiamo parlando della disoccupazione legata all’elettrico.

Era da tempo che alcuni studiosi ed analisti sottolineavano come l’auto elettrica avrebbe portato disoccupazione. Ma le poche volte che queste considerazioni hanno avuto spazio sulla stampa sono state spesso derubricate a paure prive di fondamento se non a tentativi surrettizi dell’industria dell’auto di fare opera di ostruzionismo. Tuttavia ormai sappiamo che queste paure sono concrete. Il giornale Nikkei Asia ha condotto un’analisi molto puntuale nella quale ha analizzato l’attesa riduzione di posti di lavoro a causa dell’ elettrico in varie case automobilistiche non solo asiatiche ma di tutto il pianeta.

Tagli globali

Nessuna azienda si è detta esente da tagli e questi tagli al personale purtroppo saranno piuttosto corposi. Ma vediamo i numeri. Honda chiuderà a breve una fabbrica ubicata a Tokyo che lascerà a casa 900 dipendenti. In Germania si stima che saranno 600.000 i dipendenti dell’industria dell’auto lasciati a casa. Ma a che cosa è dovuto questo brutto effetto collaterale della transizione all’elettrico? In estrema sintesi l’auto elettrica è più semplice da costruire. Anche se noi percepiamo l’auto elettrica come qualcosa di tecnologico, raffinato ed innovativo in realtà strutturalmente è più semplice da costruire, ha bisogno di meno passaggi e quindi di meno manodopera. Tutti i passaggi relativi al motore che utilizza combustibili fossili sono chiaramente eliminati.

È pur vero che a tutto il lavoro necessario per costruire il motore e le parti serventi si sostituisce il lavoro necessario per produrre il motore elettrico. Tuttavia questo è più semplice e ha bisogno di una minor forza lavoro. Anzi, quanto pare, la forza lavoro sarà notevolmente minore. Verrebbe da chiedersi come mai allora le auto elettriche costano di più. Semplicemente stiamo attualmente scontando la novità di questo settore e il fatto che ogni auto elettrica deve necessariamente incorporare i costi di ricerca e sviluppo. Inoltre c’è anche il problema che le auto elettriche sono poche, di conseguenza le economie di scala sono ancora limitate. Pur tuttavia questo non toglie che il passaggio all’elettrico significherà tanti posti di lavoro persi.

Il crollo della piramide

L’industria giapponese dovrebbe perdere complessivamente 84.000 posti di lavoro. Lo chiamano il crollo della piramide. Entro il 2050 l’analisi di Nikkei prevede una perdita del 10% di tutti i posti di lavoro nel settore dell’auto. Gli esperti sostengono che ben presto le case automobilistiche avranno semplicemente il compito di progettare l’automobile e sviluppare i software. E basta. La produzione dell’auto elettrica in sé diventerà così semplice che sarà demandata a qualche appaltatore. Per dimostrare quanto questa tendenza sia già in atto la famosa gigantesca azienda Foxconn resa celebre dal fatto di assemblare i prodotti Apple a Taiwan, si sta già predisponendo a diventare uno dei principali produttori di veicoli elettrici su commissione altrui. Esattamente come adesso fa per gli iPhone.

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È proprio questa la famosa piramide della quale parlavamo prima. L‘azienda automobilistica sino ad oggi è stata una piramide complessa che aveva bisogno di tanti livelli diversi per produrre un’auto. Adesso questa piramide sta crollando.

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Produrre un’auto diventerà semplice come produrre tanti altri device a medio valore aggiunto e di conseguenza ci sarà un’azienda, magari anche di dimensioni limitate che la progetta ed un’altra in Cina che la sviluppa con una perdita di occupazione anche più forte di quello che attualmente immaginiamo.

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Questo perché i tagli attualmente attesi sono tagli per così dire ottimistici, vale a dire che sono i tagli che un’azienda già consolidata e nota stima, di fare ma lasciando sostanzialmente inalterata la concezione della filiera produttiva. Se invece dovesse avvenire questo crollo della piramide, le case automobilistiche si ridurrebbero a Palazzi di uffici dove vengono, appunto progettate le auto e sviluppati i software.

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