Letizia Moratti, vicepresidente e assessore al Welfare della Regione Lombardia, ha reso noto che “nelle terapie intensive ci sono solo i non vaccinati”
Nel monitoraggio settimanale, relativo all’intervallo di tempo 25-31 agosto scorso, della Fondazione “Gimbe” emerge un quadro epidemiologico di sostanziale stabilità: i nuovi positivi al Covid-19 sono 45.134, contro i 45.251 della settimana precedente, mentre i decessi sono 366 contro i 345 della rilevazione precedente. Nondimeno, la Fondazione Gimbe sottolinea che i casi sono sottostimati a causa del numero insufficiente di test effettuati. Intanto, secondo quanto comunicato dalla struttura del Commissario per l’Emergenza sanitaria, Generale Francesco Paolo Figliuolo, a oggi sono 78 milioni 497.024 i vaccini inoculati, l’89,1% del totale delle dosi consegnate (88 milioni 141.991) mentre sono 38 milioni 284.063, il 70.88% della popolazione over 12, i nostri connazionali che hanno completato il ciclo vaccinale.
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Che la vaccinazione riduca enormemente il rischio di ospedalizzazione lo ha confermato anche Letizia Moratti, vicepresidente e assessore al Welfare della Regione Lombardia, ospite ieri sera della prima puntata della nuova stagione di “Iceberg”, in onda su Telelombardia: “Nelle terapie intensive della Lombardia non ci sono persone vaccinate, ci sono non vaccinati, la notizia è questa e questo dovrebbe essere sufficiente a convincere gli indecisi”.
“Con soddisfazione dico che 7.6 milioni di lombardi sono vaccinati, pari all’85% della platea sopra i 12 anni. Di questi l’88% con due dosi, il 99% la prima. Siamo la prima Regione in Italia grazie a un lavoro straordinario. Siamo tra i primi al mondo, siamo in zona medaglia”, ha rivendicato con orgoglio la Moratti.
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“Abbiamo avuto una risposta buona dai giovanissimi, pari al 73% dai 12 ai 19 anni – ha proseguito Letizia Moratti – L’idea di ripartire a scuola in sicurezza ha convinto i genitori. Una risposta eccellente l’abbiamo avuta anche dai 20enni con l’87% di adesioni: si sono resi conto che per muoversi la vaccinazione è il mezzo più sicuro. Le fasce più critiche sono i 30enni e 40enni. Abbiamo previsto un progetto con Confindustria Lombardia per incentivarli attraverso l’estensione dei vaccini dagli hub alle aziende”.
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