Pierpaolo Sileri non accetta che il Green Pass venga considerato un obbligo vaccinale indiretto, dato che è possibile ottenerlo anche attraverso un tampone rapido. Esso è, piuttosto, una “sicurezza sanitaria” che consente un parziale ritorno alla normalità, ma anche una “forma di screening”. Il sottosegretario alla Salute, inoltre, si è espresso in merito alla terza dose del vaccino contro il Covid-19, che potrebbe essere somministrata ai soggetti fragili già da ottobre.
L’obbligo del Green Pass è uno dei temi caldi del momento. La politica, in tal senso, si è divisa ieri nella Commissione Affari Sociali alla Camera. Anche la popolazione, tuttavia, è dubbiosa in merito alla possibilità di estendere l’utilizzo del certificato verde a diversi ambiti della vita quotidiana, tanto che No Vax e No Green Pass intendono scendere in piazza per protestare. Pierpaolo Sileri, sottosegretario alla Salute, da parte sua, ci tiene a precisare che l’utilizzo di tale strumento non è un modo per promuovere indirettamente l’obbligo vaccinale, dato il fatto che è possibile ottenerlo anche attraverso un tampone rapido, seppure con validità di 48 ore.
Sileri sul Green Pass
“Paragonare il Green Pass a un obbligo indiretto a vaccinarsi contro Covid-19 è scorretto”. Lo ha detto Pierpaolo Sileri nel corso di una intervista a Radio Cusano. Il certificato verde, piuttosto, è “sicurezza sanitaria perché consente forme di aggregazione prima impossibili, in sicurezza”, nonché “una straordinaria opera di screening, in quanto chi non ha il vaccino deve fare il tampone per avere il Green pass”. Il sistema di tracciamento, dunque, diventa più efficace proprio tramite coloro che per ottenere il via libera a compiere le azioni per cui è necessario il certificato si sottopongono – poiché non vaccinati – periodicamente ai test. “Grazie a quel tampone che altrimenti la persona non avrebbe fatto scopriamo molti casi. E sono molti quelli che vengono scoperti positivi grazie a questo”.
Gli effetti della campagna di vaccinazione in Italia, che non ha ancora raggiunto l’80% di immunizzati, d’altronde, sono già ben evidenti. “A luglio c’è stata una esplosione di casi di Covid-19 a causa della variante Delta, ora ci siamo stabilizzati sui su 6-8 mila al giorno, e tutto ciò è stato grazie alla protezione della vaccinazione ma anche agli screening attraverso l’alto numero di tamponi fatti per avere il Green Pass”, ha sottolineato il sottosegretario alla Salute.
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Sileri sulla terza dose
Pierpaolo Sileri, inoltre, si è espresso in merito al complesso tema della terza dose del vaccino contro il Covid-19. L’esperto ha le idee chiare sulle tempistiche entro cui potranno avere inizio le somministrazioni, ma non riguarderanno l’intera popolazione. “Per i pazienti fragili, per chi è in dialisi e per coloro nei quali si è dimostrato che è necessario fare una terza dose come rinforzo. Essa dovrà essere fatta quanto prima, credo ad ottobre. La platea poi aumenterà perché altre categorie avranno bisogno, ad esempio le persone molto anziane. Questo però non significa che tutti da ottobre dovranno rifare la terza dose”, ha spiegato.
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La confusione sull’argomento, tuttavia, è eccessiva, dato che “quando si parla di terza dose è necessario specificare a il chi, il quando e il quale”. In tal senso si dovrà chiarire se andare avanti con i vaccini attualmente a disposizione oppure se essi dovranno essere adattati alle varianti ad oggi in circolazione. “È verosimile che in futuro questi vaccini verranno migliorati, anche in relazione alle varianti, è possibile che in futuro i richiami verranno fatti con vaccini più aggiornati. E’ verosimile, salvo che il virus non muti diventando un semplice raffreddore, che avremo bisogno di proteggerci con una vaccinazione da ripetere nel tempo, richiami similari a quelli del virus influenzale”, ha concluso il sottosegretario alla Salute.