La polemica di Alitalia non si arresta. L’Unione sindacale di base, nel corso dell’incontro sul tema al Ministero del Lavoro, ha chiesto la Cigs per i dipendenti fino al 2025, ovvero una durata ritenuta «commisurata» alle prospettive del piano della nuova compagnia Ita. La proposta iniziale di un anno è «troppo poco», soprattutto in virtù del fatto che un gran numero di lavoratori non verranno assunti e rischiano di rimanere senza tutele.
Ita, la nuova compagnia aerea che ha acquisito il ramo volo dell’Alitalia in amministrazione straordinaria, aveva proposto un anno di Cigs per i dipendenti. L’Unione sindacale di base (Usb), tuttavia, si oppone, ritenendo che il periodo sia “troppo breve” in relazione alle esigenze dei lavoratori. Il complesso tema è stato discusso quest’oggi presso il Ministero del Lavoro, dove erano presenti anche i Commissari Straordinari di Alitalia, in occasione dell’esame congiunto della domanda di proroga del provvedimento. A riassumere quanto accaduto nel corso dell’incontro sono stati proprio i sindacati.
“L’atteggiamento del Ministero del Lavoro è stato quello di tentare una trattativa fuori da ogni contesto dello spezzatino di una compagnia aerea con 10.500 dipendenti. Ciò sta avvenendo a causa di un piano industriale disastroso, con il governo che di fatto continua volutamente a ignorare che Ita procede con un piano di assunzioni di scelta unilaterale e non trasparente, basato per tutti i dipendenti, ma soprattutto per il personale navigante, su un metodo di selezione aperto al pubblico da zero, che non identifica con precisione il numero dei reclutati provenienti dal gruppo Alitalia Sai in As, e pertanto molti degli attuali dipendenti potrebbero restare nel bacino della cassa a zero ore“. Lo si legge in una nota dell’Unione sindacale di base in merito al futuro dei dipendenti di Alitalia.
Tutte le sigle sindacali, spiega, hanno richiesto che la durata della nuova Cigs sia almeno collegata al piano industriale della nuova compagnia Ita, e dunque fino alla fine del 2025, affinché che tutti i dipendenti siano richiamati al lavoro. Il rischio, infatti, è che molti di loro restino senza una occupazione. “Il ministero del Lavoro non può proporre 1 anno di Cigs per poi vedere come evolve il mercato delle assunzioni in Ita, come se si trattasse di una qualunque delle proroghe fatte in questi anni“, prosegue il sindacato, che ha ammesso di avere “dubbi di tenuta tecnica dell’intera operazione” cercando di capire l’esito dell’offerta, “stante la discutibile congruità avanzata per il ramo Aviation pari a 100 milioni di euro“.
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L’Usb, nel corso dell’incontro al Ministero del Lavoro, ha anche richiesto un approfondimento tecnico sulle modalità applicative nelle varie aree produttive (Aviation, Maintenance ed Handling) con l’obiettivo di verificare in quei rami d’azienda l’applicazione dell’ammortizzatore sociale. Sussiste infatti la possibilità che le modalità applicative della Cigs in questi settori siano diverse dagli esuberi del ramo Aviation. Il fermo operativo è previsto dopo il 14 ottobre. Il Ministero, conclude l’Usb, preso atto delle richieste, “non ha assunto l’impegno a portare avanti il lavoro sui temi sopracitati e ha aggiornato il confronto alle prossime giornate“.
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