Il progressivo aumento di regole relative al green pass, per alcuni, sta portando ad un obbligo vaccinale di fatto. Per altri un obbligo di fatto non è sufficiente e chiedono a gran voce una legge che obblighi tutti al vaccino. Libertà e salute pubblica sono al centro di un fondamentale scontro ideologico.
Non si contano più i politici i gli immunologi che hanno espresso l’idea di introdurre l’ obbligo vaccinale. Il membro del Cts Sergio Abrignani ha affermato che l’obbligo vaccinale sia “l’unica soluzione” per arginare i ricoveri. Anche dalla politica arrivano voci come quella della ministra degli affari regionali Mariastella Gelmini a favore dell’introduzione di un’imposizione. Dall’altro lato dello spettro ideologico c’è, però, un altro valore che si sta rafforzando. Dai più estremi “no vax” ai più moderati “no obbligo vaccinale” si sta rafforzando la narrativa intorno al concetto di libertà e autodeterminazione. Si sente dire in proposito che l’obbligo vaccinale sia, di fatto, già presente attraverso le restrizioni previste con il Green Pass.
Meteoweek si è già occupato dell’eventuale compatibilità di un obbligo vaccinale con l’ordinamento italiano ma il punto ora non è più solo giuridico. Quello che una volta era un oscuro dibattito filosofico/giuridico riservato a pochi cultori è adesso diventato parte della vita di tutti. Individuo o collettività? Salute o libertà? Comunità scientifica o decisori politici? In un evento di portata storica ogni individuo in Italia risponde a queste domande e contribuisce a determinare il futuro del paese. Le persone non sono sole, però, in questo percorso; hanno giornali (alcuni ottimi come Meteoweek), politici e divulgatori scientifici che li inondano di notizie che devono sintetizzare e coordinare.
Walter Ricciardi, consigliere del ministro della Salute Roberto Speranza, vuole un green pass più esteso e non andrebbe dato a chi fa i tamponi. Il leader Cisl vuole l’obbligo per i lavoratori. Giorgia Meloni è contraria all’obbligo vaccinale ma il consulente del commissario Figliuolo non lo esclude. In un quadro del genere chi potrebbe essere sorpreso che sorgano conflitti accesi tra posizioni polarizzate? Cellule ricche di fake news, complotti e metodi violenti crescono nel disagio di una società e di una politica che si è dimenticata di loro.
Giocare a dare le colpe in situazioni senza precedenti sarebbe facile ma è certamente più utile una riflessione su quale potrebbe essere l’unico modo per evitare una ulteriore spaccatura ideologica in Italia. A mediare i conflitti valoriali c’è (o ci dovrebbe essere) la politica nella sua forma più autentica: il parlamento e le sue leggi. Fino ad ora, per le ovvie implicazioni di una scelta in un senso piuttosto che in un altro, il decisore politico è stato piuttosto timido. Ciò vale soprattutto se si compara l’operato italiano rispetto a quello di altri paesi come Francia e Stati Uniti. Da un lato una politica fortemente schierata verso l’obbligo e, dall’altro, l’opposto.
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C’è chi vedrebbe il compromesso italiano come una giusta via di mezzo fra due estremi ma potrebbe essere diversamente. Siamo certi che l’affidarsi alla responsabilità dei cittadini sia un esempio di grande civiltà e non un modo per evitare di inimicarsi parte dell’elettorato? Come in tutti i conflitti tra valori, è difficile sapere con certezza quale sia la soluzione giusta. I politici, però, dovrebbero prendersi la responsabilità della scelta e prevenire che i conflitti ledano il tessuto sociale del paese.
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