Gennaro Leone, il ricordo del giovane pugile ucciso in una rissa

Gli scout, la sorella e soprattutto lo sport. Un ragazzo taciturno, ecco chi era Gennaro Leone nel ricordo dei suoi cari

Morire a 18 anni per una banale lite. Questo è accaduto a Gennaro Leone, accoltellato da un coetaneo a una gamba che purtroppo ha reciso l’arteria femorale provocando una copiosa fuoriuscita di sangue che gli è stata fatale. Gli amici e gli affetti di Gennaro Leone lo ricordano come un ragazzo taciturno e tranquillo, per niente rissoso che però è stato coinvolto in una zuffa mortale.

Praticava la boxe, sport a cui si era appassionato, non perché amasse fare a botte ma perché una disciplina in cui si era distinto e che il suo allenatore, Antonio Coppola, pensava potesse portare ad alti livelli. Ma la lotta era solo sul ring, “se gli capitava di litigare era solo per difendere qualcuno, ma mai per una sua questione personale” racconta un amico. Era addirittura entrato nel giro della nazionale italiana giovanile e si era messo in luce in diversi incontri.

Non solo il pugilato, Gennaro era anche uno scout del gruppo Agesci di Capodrise, in provincia di Caserta dove risidieva. Come Maria Pia, la sorella minore, con la quale avrebbe dovuto essere quel giorno, se non fosse stato impegnato in un incontro. “Sua sorella non ha fatto nemmeno in tempo ad arrivare a casa e subito ci ha avvertito. E ci siamo precipitati immediatamente da lei”, racconta il capo scout Giovanni Lieto Fiorito.

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A Gennaro piaceva stare con noi ma gli piaceva ancora di più la boxe – continua il capo scout –. Per lui quello sport era diventata la cosa più importante. Con noi ricordo che gli piacevano le escursioni in montagna, e soprattutto ricordo che era sempre tranquillo, perfino taciturno, direi. Io non ci credo che abbia fatto una rissa, non era nel suo carattere. Non lo era mai stato e figuriamoci adesso che aveva acquisito anche la disciplina dello sport”.

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La Fipe, la federazione italiana di pugilato, ha voluto omaggiarlo con un breve ma commovente saluto: “Che la terra ti sia lieve, piccolo Campione. L’immagine che accompagna questa frase è quella di Gennaro sul ring mentre indossa i guantoni, impegnato in un incontro. Una perdita umana enorme e forse anche sportiva.

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