Obbligo vaccinale, terza dose e diffusione variante Delta. I punti interrogativi degli esperti in merito alla gestione dell’emergenza Covid-19 in Italia sono numerosi. Massimo Galli, direttore del reparto di Malattie Infettive all’ospedale Sacco di Milano, ha analizzato i temi in questione a poco tempo dall’inizio dell’autunno, quando una nuova ondata del virus potrebbe invadere il Paese.
“Un settembre caldo”, questa la previsione di Massimo Galli. Il direttore del reparto di Malattie Infettive all’ospedale Sacco di Milano, nel corso di un intervento ad Agorà Estate, in onda su Rai 3, ha parlato dei temi del momento in relazione all’andamento della pandemia di Covid-19. Il Comitato tecnico scientifico, nei prossimi giorni, sarà chiamato a decidere in merito a diversi aspetti importanti per la gestione dell’emergenza: dalla possibilità di introdurre l’obbligo vaccinale alla necessità di sottoporsi ad una terza dose del siero. I dubbi, in merito a ciò, tuttavia, non mancano anche tra gli esperti. Il timore, ad ogni modo, è che la nuova stagione possa portare con sé l’ennesima ondata del virus.
La priorità è vaccinare almeno l’80% della popolazione, viceversa l’autunno potrebbe essere rischioso. “Non m’interessa quale potrebbe essere il mezzo – se l’obbligatorietà o la non idoneità – ma il dato di fatto è che bisogna arrivare a vaccinare molte più persone altrimenti avremo un settembre molto caldo, anche se non comparabile a quello dell’anno scorso se non localmente, cioè nei contesti in cui ci sono molte persone non vaccinate sopra i 50 anni”, ha sottolineato Massimo Galli. La Sicilia, regione con meno vaccinati, in tal senso, è già divenuta zona gialla poiché il tasso di occupazione degli ospedali ha superato le soglie previste dal nuovo sistema di monitoraggio dell’Iss.
L’esperto non ha alcun dubbio in merito alla necessità di introdurre l’obbligo di vaccinazione, ma ritiene che essa non sia la strada giusta. “Non è certo dal punto di vista ideologico che non sarei d’accordo. Mi sembra però che ci sia una tale dispersione di pareri nell’ambito politico che la battaglia sull’obbligo potrebbe rischiare di diventare così lunga da rischiare di non portarci al risultato desiderato in tempi brevi”, ha ribadito. “Credo quindi che sia meglio andare avanti con persuasione e con la non idoneità alla mansione per coloro che si rifiutassero di vaccinarsi in vari ambiti professionali lavorativi (in primis i medici, ndr). Potrebbe essere, da questo punto di vista, una specie di obbligatorietà mascherata o surrettizia”.
I pericoli più elevati riguardano, in particolare, la diffusione della variante Delta, che in parte sfugge al vaccino. “Se la gente non si vaccina torneremo ad avere gli ospedali pieni. La variante Delta non fa sconti: non permette ai non vaccinati di sperare di non infettarsi perché gli altri si sono vaccinati, questo è il retropensiero di molte persone. Non è assolutamente così, il fatto che ci siano non vaccinati è un danno sociale importante”. Il motivo è ben chiaro agli esperti. “Continua a farci rischiare di avere ospedali sovraffaticati da casi di Covid che non possono seguire l’arretrato che abbiamo per le altre patologie. Un danno sociale che riguarda tutti in maniera rilevante”.
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Le idee degli esperti sono meno chiare, invece, in merito al tema della terza dose del vaccino contro il Covid-19. “Sulla questione terza dose ‘sì’ o ‘no’ “entrambe le scelte sono viziate dal fatto che sulla vera strategia a breve termine non possiamo che ammettere che ci siano contrasti. La mia personale opinione che cerco di basare sui dati e informazioni non corrisponde a quella di altri colleghi che si occupano però di sanità pubblica e hanno meno riferimenti di prima linea rispetto ai clinici”, ha sottolineato il direttore del reparto di Malattie Infettive all’ospedale Sacco di Milano.
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Per esprimersi con certezza sull’efficacia che tale decisione potrebbe avere è decisamente ancora presto. “La scienza deve dire che su alcuni temi alcune risposte sono perlomeno premature e non definibili su base scientifica”. In tal senso i dati provenienti da altri Paesi, come Israele, saranno fondamentali. “Su quanto dura l’immunità indotta dall’infezione o dal vaccino, francamente, c’è una amplissima varietà di risposte, quelle date a questa domanda sono state più burocratiche: l’Oms si è espresso contro la terza dose, alcuni Paesi invece hanno parlato di terza dose come una soluzione”, ha ribadito.
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